Regia: Roberto De Feo, Paolo Strippoli
Cast: Matilda Anna Ingrid Lutz,
Francesco Russo,
Peppino Mazzotta,
Will Merrick, Yuliia Sobol,
Alida Baldari Calabria
Sceneggiatura: Roberto De Feo, Paolo Strippoli, Milo Tissone, David Bellini, Lucio Besana
Fotografia: Emanuele Pasquet
Montaggio: Federico Palmerini
Musiche: Massimiliano Mechelli
Costumi: Sabrina Beretta
Paese di produzione: Italia
Anno: 2021
Durata: 95 minuti
In direzione verso la Calabria, cinque sconosciuti condividono un camper per risparmiare le spese di viaggio ma un improvviso incidente stradale li proietta in un incubo senza fine.
Si è parlato un gran bene di questo film, giustamente aggiungerei, perchè non capita tutti i giorni che in Italia si producano degli horror ma italiano o no è giusto essere obiettivi.
Tecnicamente "A classic horror story" è perfetto, i giochi registici e di montaggio sono pregevoli, la fotografia e la coraggiosa scelta musicale come colonna sonora sono ottime ma tutto questo non basta per salvare una pellicola piena zeppa di clichè.
INCUBO POST-APOCALITTICO DI TIM CURRAN
Dopo l’olocausto nucleare, un gruppo di sopravvissuti si rifugia nel bunker progettato da Lilian, un nascondiglio sicuro fatto di acciaio e piombo... o così sembra. Con un ritmo incalzante e un’atmosfera claustrofobica, Aftermath incalza tra spettri di follia e oscuri desideri, trascinando il lettore in un’odissea dove la più grande minaccia non è la radioattività… ma il male che si cela nell’animo umano. Disponibile in ebook e cartaceo entrambi illustrati.
Quella di citare situazioni e personaggi di vecchi film dell'orrore è ovviamente una cosa voluta, già il titolo "A classic horror story" lo conferma ma il dubbio rimane: che senso ha raccontare ancora la medesima storia, sentita e risentita centinaia di volte?
Speravo che arrivasse un guizzo creativo tipo quello di "The nest" ma niente di fare.
Invece "A classic horror story" è un susseguirsi di deja-vu, di scene già viste fino alla nausea. Abbiamo le sculture di legno di Hereditary e di The Blair witch project, c'è quel senso di non è quello che sembra di "The village" e, per concludere, il pezzo forte della trama è lo stesso visto in "Non aprite quella porta" e in tutti i milioni di cloni che ne sono seguiti (tipo il sopravvalutato "Ghostland") ovvero un gruppo di personaggi male assortiti presi di mira dai consueti bifolchi/maniaci/torturatori. Seguono poi ovviamente sangue e violenza fine a se stessa.
Ma davvero si intende questo per film horror? E' questa l'evoluzione moderna dell'orrore? Se è così torno volentieri a guardarmi i miei amati vecchi film horror in dvd.
E poi tutto questo omaggiare i classici (non è la prima volta che capita) non è semplicemente un modo furbo per ovviare ad una cronica mancanza di idee?
Forse è giunto il momento di fermarsi un attimo, fare mente locale e magari produrre meno film o almeno farlo solo quando si ha veramente qualcosa di nuovo da raccontare.
Voto: 5
Alessandro Balestra, classe 75 e fondatore di Scheletri.com, fin da piccolo
scopre la sua passione, quasi morbosa, per l'horror e il fantastico. Libri e film
dell'orrore diventano il suo pane quotidiano, tra i tanti autori che legge, il suo
preferito è senza dubbio Lovecraft. Durante questi anni si è cimentato in ogni genere di
espressione artistica: ha scritto racconti e poesie, ha cantato in un gruppo rock,
composto canzoni, fotografato e dipinto.
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