
Edith non aveva voluto altri dopo che Klaus era morto. L’aveva sposato nonostante le malelingue dicevano che avesse ucciso nel sonno le due precedenti mogli. E invece era stato lui a morire la sera stessa delle nozze, colpito da un malore improvviso. Ma non l’aveva abbandonata: Klaus la raggiungeva nei sogni e insieme danzavano tutta la notte. Edith era certa che non sarebbe mancato la notte di San Valentino, quindi indossò l’abito da cerimonia, accese il grammofono, assunse qualche goccia di laudano e si gettò sul letto.
Lui l’aspettava in una elegante sala da ballo dove l’orchestra suonava solo per loro. La invitò a ballare.
Presero a volteggiare al ritmo del valzer: lui guidava e lei s’arrendeva tra le sue braccia mentre a ogni battuta l’orchestra accelerava; Edith a stento riusciva a seguire i passi del suo uomo.
“Voglio che resti con me!” le sussurrò a un orecchio, poi le strinse il collo. Lei soffocava, ma continuavano a volteggiare al ritmo dei trequarti. Il volto di Klaus sembrava imputridito e perdeva brandelli di carne ad ogni passo. In cerca d’aiuto Edith lanciò uno sguardo verso gli orchestrali. Anche loro avevano assunto lo stesso aspetto scheletrico, ma incuranti continuavano a suonare articolando freneticamente le falangi in vista.
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