Blasphemous

Una fede così forte da travalicare il confine tra sacro e profano, in grado di trasformare un Miracolo in qualcosa di aberrante.
Il mondo di “Blasphemous”, Cvstodia, è eternamente circonfuso da una sacralità distorta; il peccato marchia e trasmuta.
Il cammino del Penitente - personaggio senza volto e senza voce che guidiamo tra i pericoli - è fin da subito insidioso, irto di pericoli e inganni.
Ogni errore costa fatica per essere recuperato e il peso degli sbagli rischia di fare da zavorra, infatti, ad ogni morte, non solo dovremo cercare di recuperare l’esperienza perduta ma avremo la barra del fervore (utile per mosse devastanti e risolutive) bloccata per una piccola porzione; non a caso è raffigurata da un viticcio spinato che si estenderà ad ogni fallimento.
A fronte di un gameplay scarno, efficace ed estremamente punitivo, abbiamo una storia celata (la LORE!) così densa da dare il capogiro.

Vale la pena perdersi nelle descrizioni degli oggetti per avere l’occasione di scoprire chicche, segreti, spunti per proseguire e una più generale comprensione dell’amore infuso nell’opera.
È affascinante proseguire nell’esplorazione di un mondo interconnesso, che stuzzica l’avventura ma sa anche far soffrire.
“Blasphemous” si vive con un piede sull’acceleratore, per percorrere di gran carriera le zone già esplorate, e la mano sul freno, perché il pericolo di un passo falso è dietro ogni angolo.

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Il cammino del Penitente è oscuro e pieno di insidie e il gioco ci mette una manciata di secondi per calarci sulla testa un’arma enorme; si comincia combattendo circondati dai cadaveri di penitenti come noi.
Soprattutto, si inizia in un battesimo di sangue e in un rituale al tempo sacro e blasfemo che ci introduce alla distorsione che Cvstodia vive.

I comandi di “Blasphemous” sono altamente responsivi (non mi sarei aspettato niente di meno da un gioco che trova nel giusto tempismo e nel riflesso istintivo la propria ragione di essere) ed è forse proprio l’allenamento e la confidenza che infondono a propiziare le morti più ingloriose.
Si potrebbe etichettare come un Metroidvenia basato sul “try and error” se non fosse che nelle prime fasi lo “error” assume l’aspetto di un macigno devastante rispetto al “try” svolazzante... ed infingardo.
Tanto l’esplorazione è veloce e pericolosa quanto le boss fight maestose e punitive (fortuna che i checkpoint pre-boss sono posti sapientemente!).

A mio modo di vedere, “Blasphemous” risulta essere accessibile sul fronte difficoltà ma tremendamente ostico e oscuro per quel che concerne la storia e la Lore.
Per comprenderlo al meglio necessiterebbe una immersione totale ma al tempo sconsiglio una tale intensità di gioco; si rischia confusione e frustrazione notevole se preso alla leggera come se vissuto con troppo zelo.
Rimane un gioco incredibilmente ispirato che induce facilmente al completismo.
Voto: 8
(Simone Gentile)

Altri dati

Nintendo Switch, PlayStation 4, Xbox One, Linux, Microsoft Windows



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