Stringo i denti e diranno che rido

Il processo alle streghe di Triora, rappresenta ancora oggi un intricatissimo mistero, con radici conficcate molto in profondità. Congiure politiche, speculazioni economiche e tanto altro hanno permesso al cane sciolto Scribani, Commissario Speciale venuto da Genova, di interessarsi delle materie di precisa competenza dell’Inquisizione, seminando condanne, torturando e uccidendo, praticamente indisturbato.
Ma questa è un'altra storia, che vi racconterò la prossima volta.
Ora vorrei scrivere del profumo delle castagne, e del troppo vento che avrebbe rovinato il raccolto: proprio di quello si preoccupava Franchetta Borelli, durante la prigionia.
Bellissima donna in gioventù, nubile e appartenente ad una delle famiglie di rango di Triora, fu catturata nel 1587. Su di lei pendevano pesanti accuse di stregoneria, ottenute da altre povere donne massacrate, che qualsiasi cosa avrebbero detto, pur di alleviare la pena, e avvalorate da sospetti notabili di zona.

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Fu sottoposta a tortura una notte intera, fino ad una prima confessione, pur parziale. Poi il fratello Quilico intervenne, unitamente all’avvocato, offrendo una cauzione sostanziosa per farla rincasare. Fuggì Franchetta, percorrendo sentieri boschivi scalza, nonostante le fosse stata bruciata la pelle dei piedi. Fuggì per il tempo di un battito d’ali, ma poi tornò sui suoi passi. Il fratello avrebbe perso il denaro e rischiato l’arresto, assieme ad un fido garante, che avrebbe pagato in vece sua. Franchetta era orgogliosa e fiera. Non lo avrebbe permesso.
Così tornò a testa alta per rispondere alle accuse di meretricio e stregoneria con un maestoso, eccezionale silenzio.
Sopportò per ventitre ore filate la tortura del cavalletto, e rispose ad ogni richiesta di resa, con una resistenza accesa di autentica luce.
Stringo i denti e diranno che rido” disse loro, colei che aveva capito il gioco.
Scribani nel 1589 fu raggiunto da scomunica, da parte dell’Inquisizione stessa, poi rimessagli grazie ad interventi superiori, ma anche di questo vi racconterò la prossima volta.
Il processo e i roghi andarono lentamente a spegnersi e Franchetta sopravvisse, morendo in pace molti anni dopo, nel gennaio del 1595, sepolta in terra consacrata fuori dalle mura di Triora, nella chiesa dei Santi Pietro e Marziano.
Su di lei è d’obbligo una rispettosa considerazione: Franchetta era davvero una strega infine, una strega vera.
Perché la magia più potente di tutti è il coraggio, che smuove montagne, sposta fiumi e, quando la resa è vicina ti regala l’odore delle castagne nel vento, per far sì che tu torni a combattere. (Valeria Munari)

Valeria Munari: nata a Reggio Emilia nel 1981, come ogni antieroe che si rispetti conduce una doppia vita. Di giorno avvocato e di notte lettrice e scrittrice di horror e cinefila d'assalto. Con questa rubrica coccolerà il lato più cruento e vendicativo del suo complicatissimo sé, narrando di ragazze cattive e tanto altro.



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