Reanimators di Pete Rawlik

Molti fra voi avranno incontrato, nel corso della loro carriera di lettori, la figura di Herbert West, il notissimo “reanimator” di lovecraftiana memoria. Non molti però sanno che West aveva un acerrimo rivale, un collega, suo contemporaneo, che cercò più volte di confrontarsi con lui sia in campo scientifico che in quello morale, trasformandosi lentamente in tutto quel che più detestava di West.
Questa è la storia del dr. Stuart Hartwell che in più di venti anni, dai sanguinosi campi della Grande Guerra alle aule della Miskatonic University, diventerà sempre più esperto in campi che sconfinano con la necromanzia, lasciando dietro di sé, come e forse più del suo rivale, una scia di mostri e sofferenza.
I genitori di Hartwell sono due vittime dei terribili esperimenti di West e ciò scatenerà ancora di più la voglia di vendetta del protagonista, che nel tentativo di trascinare per sempre nel fango il suo rivale finirà con imitarne metodi e attitudine.

 

Non so voi, ma io ho da sempre una certa curiosità per alcuni eventi e personaggi, magari anche minori, descritti nelle opere di narrativa che incontro.
Come deve essere la vita nella New York della Marvel, dove quasi ogni giorno qualche grattacielo viene distrutto da supercriminali e invasioni aliene? Chi ricostruisce? Come reagiscono le compagnie assicurative?
Cosa ha fatto Giuda da quando ha tradito Gesù a quando si è impiccato?
Cosa è accaduto a alcuni dei personaggi minori di Star Trek? Sono morti? Sono andati in pensione?
E così via, praticamente per ogni opera che mi capita di leggere o guardare. E talvolta, per fortuna, trovo risposte a queste mie domande.
Nella produzione lovecraftiana questo giochino di fantasia si può fare tantissime volte: sono molti i personaggi, nemmeno troppo secondari, dei quali non conosciamo il destino e sui quali possiamo speculare come meglio ci pare.
Ed ecco quindi uno dei (tanti) motivi di interesse in Reanimators, un’opera che, a prescindere dal suo livello qualitativo (che per me è comunque ben in media con gran parte della produzione di genere, anzi, probabilmente meglio di buona parte di quel che emerge in libreria) gioca molto bene nel difficile esercizio “meta” delle citazioni e dell’apocrifo, giungendo a raccogliere fra le sue pagine una ragguardevole massa di personaggi ed elementi appartenenti ad altri autori ma senza mai farlo sembrare acrobazia fine a se stessa.

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Anche solo rimanendo in ambito lovecraftiano, vedrete spuntare cognomi quali Whateley, Carter, Peaslee, Zann (e se non li riconoscete allora temo che non abbiate letto H.P.L. con attenzione) o luoghi quali Dunwich, mentre appena si esce da Providence ecco che spuntano gustosi quanto quasi obbligatori riferimenti ad August Derleth e Robert Bloch e anche cenni meno ovvi e scontati verso autori quali Dashiell Hammett, Mary Shelley o Rex Stout (ho visto tirati in ballo, in giro per la Rete, anche Earl Derr Biggers, Gaston Leroux e John P. Marquand ma la mia conoscenza di questi scrittori è troppo superficiale per fare i loro nomi a cuor leggero), in meno di trecento pagine che frullano weird, horror, fantascienza, romanzo storico e un pizzico di immancabile steampunk con risultati più che dignitosi.
Reanimators fatica un po’ a decollare: il romanzo è narrato con la prima persona così cara a Lovecraft ma le motivazioni di Hartwell sono un po’ fumose, così come mi riesce difficile capire come si possa cercare di far torto a qualcuno (o di vendicarsi) seguendo le sue stesse orme, ma una volta che si procede nella storia molti dettagli cominciano a fare click.
È difficile per il sottoscritto cercare di capire se Reanimators sia romanzo godibile anche per chi non ha mai letto H.P.L., temo però che precedenti letture in campo weird aiutino parecchio.
La scrittura di Rawlik non sempre è il massimo della pulizia e così anche la struttura stessa del romanzo che, in sole 280 pagine, riesce comunque a perdersi spesso in vari sub-plot che risultano realmente interessanti solo per i cultori del genere, così come il plot principale, se osservato in maniera neutra, non sembra poi questa gran cosa.

 

Ma è anche vero che è ben difficile trovare cultori di horror e frequentatori di Scheletri che non conoscano Lovecraft e tanti altri autori di quel periodo, ecco quindi che il problema non si pone realmente: Reanimators è un folle e divertente (ma molto serio, basti guardare il tono usato da Hartwell) viaggio fra zombie, vampiri e molte altre creature. Vi troverete immersi in un continuo bagno weird che non rimane morto su carta ma è invece esempio di come si possano ripescare atmosfere e contenuti, modernizzando il linguaggio quel tanto che basta per non risultare inutile clone, pur non perdendo mai i pregi (e anche i difetti) di certi stili narrativi.
Eccovi come bonus una intervista a Peter Rawlik e il consueto link al romanzo su Amazon (Elvezio Sciallis)

Elvezio Sciallis: Non vi deve interessare chi sono. Leggete quanto scrivo e discutete di quello: chi sono non è importante, sono solo (cambia una consonante) una persona qualunque, appassionata di cinema e letteratura, specie quel cinema e quella letteratura che giocano e dialogano con il Perturbante. Ho all'attivo alcune pubblicazioni in antologie collettive e personali. Ho collaborato con diverse riviste cartacee e online. Traduco dall'inglese all'italiano videogiochi e testi per alcune società estere.



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