Frammento di realtà

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2022 - edizione 21

Una tazza si infranse a terra, allarmando i clienti in sala.
Una giovane barista osservava smarrita il piattino vuoto davanti a sé. Il tuono che si era abbattuto sulle loro teste, facendo vibrare paurosamente la vetrata del locale, l’aveva spaventata tanto da farle rovesciare il caffè.
Imbarazzata, passò velocemente lo straccio umido sul bancone e poi corse verso lo sgabuzzino, tornando indietro con l’occorrente per pulire il pavimento.
Si accucciò per raccogliere ciò che rimaneva della tazza. I frammenti di ceramica erano isole disabitate in mezzo alla macchia di caffè che si spandeva irregolarmente sulle piastrelle.
Non appena sfiorò uno dei cocci con le dita, si bloccò all’improvviso e rimase a fissare impietrita il proprio riflesso dentro quella pozzanghera nerastra.
Una mano rugosa e deforme le stava accarezzando sinuosamente il mento pallido. Un’altra le stringeva con forza la spalla destra, spiegazzandole la divisa da lavoro.
Il suo corpo tremò appena. Lentamente chinò il capo di lato e socchiuse gli occhi. Non poteva essere. Non di nuovo.
Guardami.

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CHI HA PAURA DEI CAPELLI?
Agnese soffre di tricofobia, la paura irrazionale di capelli e peli. La sua vita viene sconvolta da una serie di avvenimenti, disgustosi e macabri, che la conducono in un vortice di paranoia e delirio. Scopri Tricofobia, l'innovativo horror scritto da Ramsis D. Bentivoglio. Disponibile in ebook e cartaceo entrambi arricchiti con 25 illustrazioni.

Strinse i pugni. Spessi capelli lisci, calati sul suo volto come tende di un teatro, nascondevano l’angoscia di una dannazione eterna.
Guardami!
Ricacciando indietro le lacrime, si sfregò vigorosamente il mento con l’avambraccio e poi si guardò la spalla: non c’era nulla.
Scagliò lo straccio a terra. Lasciò che si impregnasse e, tolta ogni traccia di caffè dal pavimento, tornò dietro al bancone, decisa ad ignorare quella visione.
Un altro lampo abbagliò i presenti, frammentando la realtà all’interno di quella fragile vetrata. Accoccolata sopra la schiena della barista riposava quieta una grottesca e tozza creatura. I suoi otto lunghi e cartilaginosi arti le avvolgevano il busto esile in un abbraccio intriso d’amore.
La giovane si massaggiò il collo. Un dolore nostalgico era tornato ad opprimerle improvvisamente la schiena.

Mizūmi Chō

Laureata in lingue orientali, vive e lavora in provincia di Padova. Scrive e disegna per hobby fin dalle medie. L'horror soprannaturale è da sempre il suo punto debole, dal quale scappa e ritorna in continuazione.
Mangiatrice seriale di bigoli, pizza e gyōza. Il caldo e l'estate sono i suoi nemici naturali contro cui ogni anno si ritrova a dover combattere per sopravvivere.



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