Mi aggiro nel marasma del luna park tra luci sfavillanti e adolescenti eccitati. Finite le giostre, all’inizio del bosco, scorgo un piccolo tendone stagliarsi nella notte. Il cartellone annuncia il bizzarro spettacolo della donna senza testa. Sono qui per questo. Mi inoltro nella penombra di una piccola platea in religioso silenzio. Prendo posto in prima fila.
Il consunto sipario si apre su una marcetta registrata. Subito parte il boato di stupore da parte del pubblico. C’è una ragazza su un trespolo al centro del palco. Non ha la testa. Al posto del collo è fissato un pesante anello d’acciaio. Tubicini si dipanano verso pompe e altri strani macchinari intorno. Indossa camicetta e gonna corta. Restano scoperte due belle gambe accavallate. Un finto professore con tanto di camice bianco e barba posticcia sproloquia di un terribile incidente causa della decapitazione. Davanti ai nostri occhi ci sarebbe il mirabile risultato della scienza medica.
INCUBO POST-APOCALITTICO DI TIM CURRAN
Dopo l’olocausto nucleare, un gruppo di sopravvissuti si rifugia nel bunker progettato da Lilian, un nascondiglio sicuro fatto di acciaio e piombo... o così sembra. Con un ritmo incalzante e un’atmosfera claustrofobica, Aftermath incalza tra spettri di follia e oscuri desideri, trascinando il lettore in un’odissea dove la più grande minaccia non è la radioattività… ma il male che si cela nell’animo umano. Disponibile in ebook e cartaceo entrambi illustrati.
Un effetto ottico? Una scatola magica? Da scettico dedito alla vera scienza intendo smascherare questi impostori. Voglio scuotere il pubblico credulone. Con un balzo sono sul palco. Mi porto al centro della scena. Cerco il sistema di specchi origine della spregevole montatura. Il commediante in grembiule mi strilla di stare lontano per l’amor del cielo, me ne infischio. La donna scatta a quattro zampe sul sedile, emette sordi grugniti, dimena il torso acefalo come un’ossessa. La gente scappa tra le urla. Tubi e macchinari cadono a terra, in tutta la loro inutilità. La camicetta si strappa, il petto si divarica. Resto di sasso. Non riesco a dare senso compiuto al grosso orifizio grondante bava davanti a me. La cosa mi salta addosso con furia bestiale. Innumerevoli file di denti mi circondano, non oppongo la minima resistenza. Sapevo che c’era il trucco. È l’ultimo pensiero della mia testa staccata. Sipario.
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