A proposito di morti

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2021 - edizione 20

Al decimo giorno di convivenza forzata mi chiesi cosa mi spinse a far entrare in casa quei due.
La donna tutto sommato non era male, certo, se si fosse lasciata andare con me qualche volta...
Mentre il mentecatto di ragazzino che si portava appresso era una scocciatura.
Cominciavo ad essere stufo delle sue sceneggiate. Che avesse problemi in quella testaccia poco m'importava.
Viviana lo difendeva sempre e guardava me come fossi un mostro, eppure non era neanche suo figlio.
Quella sera gli stava lavando il viso su di una bacinella d'acqua, quando prese a strillare come un maiale sgozzato. Io credo fosse per del sapone finito negli occhi.
Le dissi di farlo tacere, ma non servì a nulla.
Andai allo spioncino della porta ed attraverso il buio vidi le loro sagome arrivare. Erano in molti.
Viviana accarezzava il ragazzino sussurrandogli parole dolci.
Afferrai il mio fidato palanchino come fosse una spada, ma le mani mi tremavano.
I grugniti degli esseri interruppero le inutili preghiere che lei stava blaterando.
Il ragazzino riprese a lamentarsi, affondando il viso nel suo abbraccio.
Feci segno di farlo tacere, ma era troppo tardi.

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Percossero la porta e le finestre chiuse dalle persiane su tutto il lato frontale della casa.
Era questione di tempo.
Un pezzo di persiana e di vetro vennero infranti, lasciando entrare un olezzo rancido e vomitevole. Il volto obbrobrioso di una creatura fece capolino dall'apertura.
Gli occhi bianchi e raggrinziti scrutarano l'interno della casa.
I denti ingialliti e contornati dalla carne morta sbattevano ripetutamente in sonori schiocco.
Spinto dalla recondita forza dell'autoconservazione percorsi il corridoio fino alla porta-finestra che dava verso il giardino sul retro.
La aprii e scappai, voltandomi solamente quando fui a debita distanza.
Gli esseri erano entrati.
Perdonatemi.

Enzo Giano



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