Caldarroste

2° classificato al concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2021 - edizione 20

Autunno significava solamente una cosa: caldarroste. Mamma era una vera esperta in materia; dal taglio perfetto e centrale col coltellaccio affilato all’impeccabile cottura, curava ogni fase della preparazione con meticolosa attenzione.
Io la fissavo, mentre di spalle stava intenta a compiere quei gesti semplici che a me parevano incredibili prodigi di tecnica. Dovete pensare che all’epoca avevo solo otto anni e non avrei saputo nemmeno da che parte cominciare per prepararmi un piatto di pasta.
Ricordo bene lo scorrere di quelle giornate fresche d’autunno, scandite dallo scoppiettio delle castagne sul fuoco. Come dimenticarle del resto? I notiziari locali non parlavano d’altro che del folle maniaco che si aggirava per le vie della città armato di coltello.
Quella storia mi inquietava non poco dal momento che le vittime dell’omicida erano persone qualunque colte alla sprovvista e il più delle volte colpite alle spalle, private persino del piacere di conoscere il proprio carnefice.

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Una storia dell’orrore qualunque come ne succedono a centinaia, mi potreste anche dire. Non esattamente, considerata l’insana passione del maniaco per gli occhi, che venivano sistematicamente asportati per andare a far parte di qualche perversa collezione.
Erano gli ultimi giorni d’ottobre e quella sera le caldarroste non scoppiettavano come al solito. Mamma si era allontanata un momento dalla cucina, esortandomi a non mettere mano ai fornelli.
Maledetta curiosità, se solo mi fossi fermato prima e avessi ascoltato il suo consiglio. Se non avessi avuto otto anni avrei prestato attenzione almeno al coltellaccio mancante sulla rastrelliera del piano cottura.
Di una cosa sola posso esser sicuro: il grido uscitomi dalla bocca dopo aver sollevato il coperchio della pentola bucherellata deve esser stato il più agghiacciante della mia intera esistenza.
Non erano castagne quelle che scoppiettavano sul fuoco, ma una dozzina d’occhi spenti e imploranti pietà.

Alessandro Mazzi



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