Clovis

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2021 - edizione 20

Chi fosse passato quella sera vicino alla fattoria dei Wise avrebbe sentito grida orribili e sarebbe scappato a gambe levate. Avrebbe fatto bene perché là dentro non c’erano solo due giovani, Paul e Hanna, che, approfittando dell’assenza dei genitori, avevano chiamato una coppia di amici, Frank e Jennifer, e pensavano di spassarsela nell’ampia soffitta.
Avevano sottratto ai genitori la chiave per poterla esplorare, vanificando il divieto. Ragnatele e polvere li accolsero; una lampadina illuminò tutta la soffitta.
Era piena di bauli. Contenevano libri antichi e dagli strani nomi. A mezzanotte, si scatenò un temporale. Fra i tuoni che scuotevano l’intera casa Jennifer decise di leggerne uno:
«O Tu che dimori nelle tenebre del Vuoto Esterno, Ti imploro!» Hanna le strappò di mano il libro e gridò:
«Non mi sembra il momento di rovinare questa festa! Guardate cosa ho trovato: Clovis!»
«E chi è Clovis?» domandò Frank.
«È il mio vecchio clavicembalo!»
«Clavi che?» fece Jennifer.
«Un antico pianoforte. Io e Paul lo suonavamo quando eravamo piccoli, poi mamma e papà lo sistemarono qui perché dicevano che lo trattavamo come fosse una persona!»
Scostarono un gatto di marmo dalla tastiera e iniziarono a suonare a quattro mani.
Il temporale era cessato. Paul e Hanna dissero che avrebbero lasciato quella casa per andare all’Università. Fu allora che il clavicembalo cominciò a suonare da solo una musica indiavolata. Poi lo strumento si precipitò contro Paul e Hanna, schiacciandoli a morte contro una parete.
Jennifer gridò:

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«Il pianoforte non vuole essere abbandonato!»
«Ma che dici?» rispose Frank.
Furono le ultime parole che pronunciò: il clavicembalo li spinse entrambi dal lucernario.
Il gatto di marmo si stiracchiò, zampettando sui tasti di Clovis.

Chi fosse passato a notte fonda vicino alla fattoria dei Wise avrebbe sentito solo le note della Fuga del gatto di Scarlatti.

Roberto Masini



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