Il planetario

Vincitore del concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2020 - edizione 19

«Vado a dargli la buonanotte» esclamò Emma alzandosi da tavola.
Michael rimase in silenzio e vide la moglie sparire nel buio del corridoio. Le parole a cui pensava da tempo gli si arrampicarono in gola, ma come già altre volte, le deglutì. Cominciò a sparecchiare, ignorando il leggero tremito delle mani.

«Toc, toc.» Emma fece capolino nella stanza di suo figlio e, con la sicurezza di chi ha compiuto una stessa azione per anni, si diresse al piccolo planetario accanto al letto.
«Accendo il cielo per la mia stella tra le stelle» cantilenò allegra. Si udì un clic e l’intera stanza sprofondò in un cielo stellato.
Emma guardò raggiante la piccola figura nel letto.
«Ti amo tanto, sai?» mormorò rapita. Nel bagliore delle stelle artificiali, luccicarono due occhi scuri, simili a piccoli pozzi neri.

Emma esitò, ma poi aggiunse: «Stanotte verrò da te.»
Una mezza luna di sorriso guizzò nel buio e lei si sentì rincuorata. Michael non voleva che rimanesse troppo a lungo nella stanza di Mattie. Ma lei sapeva che a Mattie piaceva quello che aveva detto e, soprattutto, gli piaceva quello che avrebbe fatto.

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Michael aspettò che la moglie lasciasse la cameretta prima di avvicinarsi. Dischiuse la porta e un pensiero sfrecciò nella sua mente: Le devo parlare.
Guardò la stanza dolorosamente vuota. Per un istante gli balenò davanti l’immagine del corpo mangiato dalla malattia di suo figlio Mattie, a cui si sovrappose quella dell’epitaffio sulla piccola lapide: Matthew Johnson. La nostra stella tra le stelle.
Fece per avvicinarsi al planetario con l’intento di spegnerlo, ma si fermò.
Questa sarà l’ultima volta, si ripromise, e si voltò.
Due piccoli pozzi neri ammiccarono compiaciuti e una mezza luna di sorriso deformò il buio, là dove un tempo era solito dormire il corpo del piccolo Matthew Johnson.

Arianna Belleri

Misteriosa figura nata sul morire degli anni ’80, di cui sentirete ancora parlare.



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