La porta

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2020 - edizione 19

Nel buio lo sentivo rantolare. Centoventi chili di pura misantropia, un brutale verro su due piedi. Forse il calcio che gli avevo tirato in faccia sarebbe bastato per darmi un vantaggio sufficiente a uscire dal sotterraneo e oltrepassare quella porta. Ancora otto gradini. Otto e sarei stato fuori.
Una fitta di dolore mi percosse. L’odore di sangue frammisto a sudore, piscio e quel sentore amaro, come di mandorla, provenivano da sotto i calzoni, da quella gamba mezza mutilata che mi tiravo dietro. L’osso dello stinco fuoriusciva dalla pelle lacerata e s’impigliava nei gradini. Il piede monco appeso a due tendini inutile zavorra. Peso morto.
Quanti prima di me avevano tentato la fuga da quello scantinato? In quanti appesi a quei ganci da mattatoio e poi scuoiati? Quella sua maschera...
I palmi delle mie mani erano aperti. Le ferite e i tagli sui pugni si sporcarono di schegge. Terra. Ragnatele. Ma io continuavo. Avevo perso il senno, era chiaro. La paura m'aveva fatto pazzo.

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Ancora cinque gradini. Sulle pareti tracce di unghie in un fallito appiglio disperato. Strisciavo per risalire la scala di legno. Con tutto il peso sui gomiti strisciavo per salvarmi, per arrivare alla porta. Cosa oltre ad essa avrei trovato, forse l’inferno, forse solo deserto texano, non lo sapevo. Il mio cervello era inebriato dall’adrenalina, dal tanfo del mio sangue coagulato e da quello fresco che sgorgava.
Gli occhi nel buio strabuzzavano sugli ultimi due gradini. Le labbra spaccate dai cazzotti presi da quel subumano protese in avanti, come per baciare la toppa della chiave e passarci attraverso. L’ultimo gradino. Il polso cedette. Alle mie spalle sentii il rumore della motosega riaccendersi. La catena fischiava girando. Sotto la sua maschera di pelle il macellaio urlava. Raggiunsi la maniglia quando la motosega squarciò l'aria. A massimi giri.

Dario Neron

Dario Neron nasce a Locarno a 11 giorni dalla fine del 1987. Figlio dei postumi di Chernobyl è un manovale della scrittura moderna a partire dal 2016, vincitore di alcuni premi letterari e altri cesti di frutta.



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