L'interrogatorio

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2020 - edizione 19

“Racconti ciò che è successo.”
“Ancora? L’ho appena detto ai suoi colleghi!”
“È accusato di omicidio, le conviene collaborare.”
“Percorrevo via Roma quando mi è caduto l’occhio su un’auto nella corsia opposta. Una ragazza mi fissava dal sedile posteriore, col viso appiccicato al vetro. Sembrava chiedere aiuto. Istintivamente ho percorso la rotatoria accodandomi a quella macchina. Ecco... poi... il volto della donna è ricomparso dal lunotto posteriore. Aveva la pelle tirata al punto di spaccarsi, le guance viola. Spalancava le labbra tumefatte, forse per parlarmi o semplicemente cercava di respirare. Temevo stesse soffocando o stessero facendole del male...”
“Continui.”
“Ho dato qualche colpo di clacson ma l’auto innanzi a me procedeva come nulla fosse. Gli occhi della ragazza mi cercavano con orbite sempre più nere. La faccia... era deformata dal gonfiore, in preda a spasmi che parevano ghigni. Ho azzardato un sorpasso. Mentre la affiancavo il suo viso mi puntava ora dal finestrino laterale. Sembrava ridere, prima di scomparire dietro un fiotto di vomito che ha imbrattato il vetro.”
“Ha visto il conducente?”
“No.”
“Prima ha affermato che nessuno era al volante.”
“Già, ma è stato un istante, ero agitatissimo, cerchi di capire!”
“Prosegua.”

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INCUBO POST-APOCALITTICO DI TIM CURRAN

Dopo l’olocausto nucleare, un gruppo di sopravvissuti si rifugia nel bunker progettato da Lilian, un nascondiglio sicuro fatto di acciaio e piombo... o così sembra. Con un ritmo incalzante e un’atmosfera claustrofobica, Aftermath incalza tra spettri di follia e oscuri desideri, trascinando il lettore in un’odissea dove la più grande minaccia non è la radioattività… ma il male che si cela nell’animo umano. Disponibile in ebook e cartaceo entrambi illustrati.

“Chiuso il sorpasso ho inchiodato e mi sono lanciato verso lo sportello dell’auto che avevo bloccato. Sono rimasto di sasso notando che sul sedile posteriore non c’era nessuno. Ho cercato lo sguardo del conducente accorgendomi che la donna alla guida somigliava terribilmente a quella che volevo soccorrere. Era bella, senza segni di sofferenza in viso. Sorrideva e, prima che potessi aprire bocca, mi ha buttato le mani al collo, il suo viso di nuovo gonfio, la bocca storpiata, gli occhi due pozzi neri...”
“Così l’ha uccisa?”
“Al contrario, lei ha preso me.”
“Sì? E come?”
“Così!”

Luca Bettega



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