Non ritorno

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2019 - edizione 18

Da tre giorni mancava da casa per ragioni di lavoro. Salì le scale fino al pianerottolo del primo piano. Fece per aprire la porta di ingresso, ma subito si accorse che qualcosa non andava. Guardò bene, e vide che mancava la targa con il suo cognome e quello di sua moglie. Con una strana inquietudine addosso girò la chiave nella serratura e entrò in casa. Buio, eccetto che per la debole luce che filtrava dalla porta a vetri del bagno. Pensò dovesse esserci sua moglie. Era dal giorno prima che non la sentiva al telefono. Da quando erano stati in vacanza a Praga, si disse, a volte si comportava in modo strano. Forse, pensò, era stata suggestionata dall’atmosfera esoterica della città, ma questa cosa della targa staccata dalla porta doveva proprio spiegargliela. Accese la luce della cucina. Sul tavolo un foglio di notes con scritto un rigo O me o lei. Hai scelto lei. Addio. Daria. Daria, pensò con un brivido che gli corse per la schiena. La sua amante. Allora era lei, suppose, che aveva staccato la targa. Corse verso il bagno. La porta non era chiusa a chiave. L’aprì. Daria era immersa nella vasca in una nube di bagnoschiuma, il viso diafano, sul collo due forellini sanguinanti.

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E’ morta, pensò, e un terrore più grande di quello della morte in sé lo avvolse. Il terrore della superstizione. Perché Daria era lì, perché la targa sulla porta non c’era più? I vampiri, balbettò, il sudore freddo sulla pelle. No, è tutto un incubo. Chiuse gli occhi, indietreggiò di un passo dalla vasca dove Daria sembrava guardarlo con occhi spenti. Quando si risvegliò era disteso sul letto, nudo. Davanti il suo viso il viso di sua moglie. Diafano, i canini bianchi e appuntiti. Non dovevi tornare, sibilò. Avevi scelto lei.

Andrea Polini



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