Gli djinn del fumo

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2018 - edizione 17

Hai mai notato che il fumo sembra seguirti, quando cuoci la carne sulla brace?

C’è un tipo peculiare di demoni, djinn deboli e inetti, puniti per aver disobbedito, per orgoglio, per umanità. Mandati nel mondo con una eterna fame da saziare.
Sono una razza insidiosa che si manifesta solo nel fumo. Diventano astiosi nell’attesa, vagano alla ricerca di un fuoco a cui aggrapparsi, di un incendio, di un’esplosione, di una candela dimenticata su un altare.
Solo quando raggiungono quest’ombra di fisicità possono nutrirsi.
Non sono intelligenti o brillanti, gli djinn del fumo. Creature di puro istinto, come falene che corrono verso la luce. Ed è questo istinto che usano per trovare la sofferenza che bramano.
Si gonfiano quando s’incarnano in un incendio dove le fiamme tuonano soffocando urla di dolore. Sono le urla ad attirarli al banchetto in preparazione. Morire bruciati è una morte orrenda, ma è nulla rispetto a denti e artigli di uno djinn del fumo.
Pochi hanno visto uno djinn del fumo: osservando la fiamma, sentendone il calore, hanno scorto un occhio aperto, una bocca deforme, una lingua sfuggente. Hanno sentito una parola sussurrata e ne sono divenuti schiavi. Troppo deboli per sfuggire alla trappola del fumo.

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Li troviamo a servire queste creature, a procurar loro cibo nei boschi, nelle periferie, ovunque possano evocarli. A volte s’immolano nel processo, se il loro djinn perde il controllo.
Questi sono banchetti, ma nel quotidiano gli djinn sopravvivono di piccole gocce di sofferenza: un bambino che avvicina un dito a un lume, la scintilla di un falò su una gamba nuda, una sigaretta caduta sul divano allontanata a mani nude.

Hai mai notato che il fumo sembra seguirti, quando cuoci la carne sulla brace?
Non è la tua immaginazione, gli occhi bruciano e lacrimano, mentre si sposti sopravento.
Sei delizioso.

Andrea Partiti



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