Il paradosso dei secondi

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2018 - edizione 17

«David, non fa niente. Era più bravo di te», mi disse papà dopo la gara.

IL DR. CHIBNALL È IL PRIMO UOMO A VIAGGIARE NEL TEMPO
È il titolo del giornale incorniciato davanti a David. Lui lo fissa, seduto a un tavolo di metallo, mentre si gratta distrattamente l’occhio destro.
Ah, il Dr. Chibnall. Henry, per i conoscenti. Chib, per i colleghi.

«David, non importa chi è lui. Importa chi non sei tu», mi disse lei prima di tornare dal suo fidanzato.

Chib che si era unito al team dopo di lui, Chib che aveva charme da vendere, Chib che era diventato l’amante della donna a capo del progetto.
Chib che era entrato nella Storia.

«David, sarà Chib a viaggiare. Tu subentri se dovesse succedere qualcosa», mi dissero senza preamboli.

Poi era successo qualcosa. Chib si era ammazzato cinque minuti dopo essere tornato dal Viaggio, senza spiegazione. Per questo David era stato il secondo uomo a viaggiare dieci anni nel futuro.

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All’improvviso, nella stanza entra un uomo in tenuta antiradiazioni. Si siede lentamente di fronte a David.
«È solo precauzione, non si preoccupi». David annuisce. «Quindi... cosa c’è di così spaventoso fra dieci anni?»
«Lei che cos’è disposto a fare per essere primo in qualcosa?» gli risponde David.
L’uomo nella tuta lo fissa stranito. David ha un’ombra che si muove dietro l’occhio destro, come un pesce dentro acqua torbida.
«Io non...»
«Non c’è più niente. Ci sono solo Loro, ovunque. Sa cosa mi hanno detto?»
La pupilla di David fa pop, come le bolle di plastica che scoppiava da bambino. In mezzo a sangue e sclera, tre piccoli artigli si aggrappano pieni di speranza alle ciglia: i primi esemplari dei nuovi padroni del pianeta emettono un fragoroso vagito.

Per Loro sono e sarò sempre indimenticabile, pensai.

Stefano Porta



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