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Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2018 - edizione 17

L’auto sfrecciava spedita lungo la statale deserta nel cuore della notte. La festa alla villa era terminata da poco meno di un’ora ma i tre amici non avevano alcuna intenzione di ritirarsi quindi, saliti in macchina, stavano andando verso il mare ansiosi di giungere prima dell’alba. Cullati dalla musica e dalle curve sinuose rimanevano in silenzio con sguardi spenti dalla stanchezza e dal troppo alcol. Non incrociarono nessuna automobile nel buio di quella strada senza illuminazione poi d’un tratto la videro sbucare da un sentiero laterale non segnalato, avanzare mal fermamente di pochi passi, fermatasi sul ciglio e accasciarsi sull’asfalto.
La ragazza in stato confusionale era davvero malconcia. Gli abiti lisi erano strappati in più punti ed imbrattati di terra, olio e ciò che doveva essere sangue. Lo sguardo vitreo ed un rantolo soffocato era il suo unico modo di manifestare di essere ancora cosciente. A fatica la sollevarono adagiandola sul sedile posteriore. Acqua, fazzoletti e tutto ciò che veniva in mente per rianimarla. Ci volle parecchio tempo prima che riprendesse colore ed aprendo gli occhi, nuovamente vigili, si rendesse conto di dove si trovasse.

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Colpi di tosse talmente convulsi da provocarle quasi un conato di vomito, poi un rigurgito e con un rivolo di saliva rosa che le colava sul mento riuscì a dire: “Abbiamo avuto un incidente!”
L’auto avanzava per quel sentiero sterrato circondato dal fitto bosco tentando di scorgere più avanti un bagliore che indicasse il luogo dello schianto. I tre si guardavano intorno ma c’erano soltanto tenebre. Lei col braccio teso indicava avanti ripetendo “Abbiamo avuto un incidente” finché dopo un’ennesima curva videro le lamiere contorte di un auto ribaltata in un fosso. “Abbiamo avuto un incidente” disse ancora “ed è li che sono morta”. L’auto perse il controllo e a velocità si andò a schiantare.

Nicola Vanella

Vivo a Bologna dove mi occupo di sviluppo software per un laboratorio di ricerca in ambito biomedico. Fin da ragazzino ho sempre amato scrivere racconti, poesie e trame per “improbabili” romanzi o film. Ho studiato disegno e video editing e per alcuni anni della mia vita post universitaria ho lavorato nel settore dei videogames sia come programmatore che come game designer. Adesso che mi occupo di “cose” serie ho poco tempo da dedicare alla creazione di nuovi mondi ma quando posso torno volentieri alle mie più care e profonde passioni. Vorrei scrivere un romanzo (come tanti vorrebbero o hanno già fatto) ma mi sono imposto la regola che per scrivere un libro devo avere letti almeno mille (e non so se tanti hanno fatto lo stesso).



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