Gratta e vinci

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2018 - edizione 17

Guardo in giro e vedo salme disorientate che si ammucchiano le une sulle altre. Sembra un centro commerciale la vigilia di Natale.
Mi avvicino al gabbiotto dove un tizio strano con gli occhiali neri sfoglia scazzato una rivista. Mi passa un gratta e vinci, senza alzare lo sguardo, senza dire nulla.
Provo un brivido. Paura, emozione. E io che speravo di aver chiuso con questa merda.
«Cosa faccio, gratto?» chiedo al tizio, spaesato.
«Secondo te?» Ancora non mi guarda.
Ok, gratto. Cerco una moneta, trovo cinque centesimi.
«Mi spiega cosa significa?» indico il biglietto.
Alza lo sguardo, stavolta. «Davvero non capisci?»
Sì, forse. «Ma perché proprio un gratta e vinci?»
Sbuffa, si toglie gli occhiali. Vedo i suoi occhi per la prima volta. Occhi senz’anima. «Non le faccio io le regole dei suicidi».
Mi viene da piangere. «Io... Mi dispiace, non volevo farlo».
«È a tua figlia Anita che dovresti chiedere scusa per esserti giocato la vita». Rimette gli occhiali, sorride. «Ma ormai non puoi più».
Fanculo, penso e comincio a grattare.
Sotto l’argento non ci sono i simboli che mi hanno rovinato. C’è una faccia. Capelli folli, occhi sbarrati, naso adunco. Ancora non vedo la bocca ma spero sorrida.
Deve sorridere altrimenti.
Altrimenti cosa?

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INCUBO POST-APOCALITTICO DI TIM CURRAN

Dopo l’olocausto nucleare, un gruppo di sopravvissuti si rifugia nel bunker progettato da Lilian, un nascondiglio sicuro fatto di acciaio e piombo... o così sembra. Con un ritmo incalzante e un’atmosfera claustrofobica, Aftermath incalza tra spettri di follia e oscuri desideri, trascinando il lettore in un’odissea dove la più grande minaccia non è la radioattività… ma il male che si cela nell’animo umano. Disponibile in ebook e cartaceo entrambi illustrati.

Raschio l’ultima parte. Appaiono denti appuntiti, gocce di bava e sangue, una smorfia di orrore.
Passo il biglietto all’uomo. Sudo, mi tremano le mani.
«Me l’aspettavo per un fallito come te» ride e tira una leva che prima non c’era.
Il pavimento si apre sotto i miei piedi e cado nel buio. Attorno a me migliaia di banconote scintillanti fluttuano come lucciole nella notte. Ne afferrò una.
C’è il volto di Anita stampato sui soldi.
Anita che piange.
Lascio la banconota e chiudo gli occhi.
Anita mia, mi spiace, penso mentre precipito nel nulla.

Andrea Costantini



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