Del giorno in cui vinsi il 300 parole

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2018 - edizione 17

Il sole, ormai, si era divorato la notte da parecchio tempo, in quella mattina fredda di metà novembre. Ricordai che quello era il giorno prescelto. Il computer era già acceso, cercai la pagina di Scheletri.com. L’usuale sfondo nero, con il logo chiaro, mi accolse. Incerto aprii la pagina dei concorsi. Sotto l’intestazione “300 parole per un incubo” scorsi la scritta “2018”. Il browser rispose in modo anche troppo lesto. Il titolo del mio racconto era il primo della lista. Primo. Avevo finalmente vinto quel concorso. Sentii un’onda di appagamento che mi accarezzava l’anima. Cliccai sopra il link e il racconto mi apparve, con tanto di immagine. “Vincitore del concorso 300 Parole Per Un Incubo, 2018” appariva scritto sotto il titolo. Rilessi l’incipit, un po’ pomposo, come se non lo conoscessi: “Il sole, ormai, si era divorato la notte da parecchio tempo, in quella mattina...”. Fu allora che me ne accorsi. L’alito tiepido mi urtava il collo. Era dietro di me. Sapevo che cos’era. La creatura che avevo ideato per questo racconto si trovava alle mie spalle. Non mi voltai, non sarebbe servito. La consapevolezza di ciò che stava per succedere mi trafisse la mente. Non riuscii a staccare gli occhi dai caratteri sul monitor. Mentre la creatura si avvicinava, come ipnotizzato, continuai a leggere: “L’alito tiepido mi urtava il collo. Era dietro di me. Sapevo che cos’era...”. Poi, piano piano mi avvicinai al finale, che conoscevo a memoria. Giunsi all’ultima parola: “concorso”. Fu allora che...

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I soccorritori che giunsero in quella camera giurarono di non avere mai visto un macello simile. Il computer mostrava ancora, tra le macchie di sangue, la pagina di Scheletri.com, con il racconto “Del giorno in cui vinsi il 300 parole”.
Nessuno ritirò mai il premio del concorso.

Lodovico Ferrari



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