Diario di una madre snaturata

2^ classificata al concorso "Premio Scheletri", 2018 - edizione 10

Mio figlio ha solo cinque anni, è bello, biondo, sembra un angelo. A volte, però, si trasforma.
In quei momenti inizia ad emanare uno strano odore, i suoi occhi si iniettano di sangue, la sua pelle diventa scura, riesce ad arrampicarsi ovunque, talmente veloce che quasi non lo vedi. Digrigna i denti, perde bava, e la sua forza diventa inaudita. Oggi mi ha scaraventata contro il divano. Per fortuna sono atterrata sui cuscini, ma mi sono spaventata da morire. Poi, come se nulla fosse, mi ha chiesto la merenda.
Ne ho parlato a mio marito. Lui ha minimizzato. Dice di aspettare. Del resto, mi ha detto, succede di rado, e sempre e solo con te. Con gli altri, sia adulti che bambini, non ci sono mai stati problemi... Forse non mi sono spiegata, ho detto io, ma lui già non mi ascoltava più. Anche mia suocera ha suggerito di aspettare. Aspettare cosa, ho chiesto io. Un po' imbarazzata mi ha confessato che anche mio marito durante l'infanzia aveva attraversato una fase “strana”. Mentre lo diceva con la mano destra si sfregava nervosamente la sinistra. A mia suocera mancano le tre dita centrali della mano sinistra. L'ho conosciuta già così, non so come le abbia perse, non ho mai osato chiederglielo. Una volta l'ho domandato a mio marito. La sua risposta è stata evasiva, un cane, mi pare, non ho capito bene. Non ho chiesto più.

Mi sento sola. Il mio piccolo oggi faceva dei versi raccapriccianti, e mi fissava. Come un gatto fissa il topo. Sono scappata in camera. E' venuto alla porta. Annusava. Ringhiava. Poi ha acceso la TV. C'è voluto tanto coraggio per uscire. L'ho trovato sul divano, sorrideva. Era di nuovo il mio bimbo.

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Oggi sono andata a prenderlo all'asilo. Che c'è, piccolo mio, sei stanco, gli ho chiesto. Silenzio. Poi ho sentito un ringhio sommesso. Troppo tardi mi sono accorta che si era slacciato la cintura del seggiolino. Come un fulmine è balzato in avanti e mi ha azzannato la spalla, strappandomi un pezzo di carne. Un dolore indescrivibile. Il mio braccio è scattato all'indietro, colpendolo sul naso. Ha perso i sensi. Sconvolta, senza pensare, l'ho preso e adagiato sul marciapiede. Ho ingranato la marcia e sono ripartita. A casa mi sono medicata, ho bevuto del whisky, tremavo. Ora capisco, ho pensato. Mia suocera. La sua mano.
Poi mi sono chiesta: quale madre abbandonerebbe la propria creatura? Sono tornata a cercarlo. Era buio. L'ho ritrovato in una strada chiusa, una laterale. Seduto per terra, tutto sporco di sangue. Il sangue dell' uomo che gli giaceva accanto. Con il corpo dilaniato da morsi profondi. E con i pantaloni calati. Facile capire come erano andate le cose. Il piccolo, però, aveva avuto la meglio. Lo aveva addirittura evirato. Quel disgraziato stava morendo. Mi ha fatto segno di scappare. Ma il mio bambino piangeva disperato, mi tendeva le braccia.
L'ho riportato a casa. Bagnetto e subito a nanna.
D'ora in poi voglio essere una brava madre. Passerà anche per me questo brutto periodo. Nel frattempo devo stare solo un po' più attenta.

Elisabetta Tozzo



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