«Cos’è che ti fa paura?»
Miranda risponde senza esitazione e senza cambiare passo, «I ragni!» sentenzia definitiva.
«Sicura?» replica Luca, ma senza pensare davvero a ciò che dice.
Perché ci sono amori così, che combaciano come onde del mare, destinate ad attraversarlo godendo dei loro sorrisi di schiuma. Ma può succedere che due onde si dividano, una resti indietro o una sfugga, chi scrosciando in malinconia, chi in livore. È lì, in quella frattura, si schiudono porte misteriose.
E una volta aperte, gli incubi ridestati non si riaddormentano.
Miranda rabbrividisce, fugge, annichilita dal terrore, minuscola.
Dietro ogni filo d’erba, ogni stelo, ogni fiore, compaiono ragnatele e zampe pelose. Sono a centinaia, e anche se nessuno pare avvicinarla, o accorgersi di lei, si sente perduta in uno zampettare frenetico, che vibra tutt’intorno. Un mare di ragni agitato da una tempesta.
Spina dopo foglia, si arrampica a fatica su una rosa selvatica, una delle poche senza ragnatele, e scruta: un immenso, sconfinato, palpitante deserto d’aracnidi. Un rosicchiare di mosche e farfalle la sua risacca.
E nessuno.
Nessuno con cui parlare, discutere, litigare, condividere.
INCUBO POST-APOCALITTICO DI TIM CURRAN
Dopo l’olocausto nucleare, un gruppo di sopravvissuti si rifugia nel bunker progettato da Lilian, un nascondiglio sicuro fatto di acciaio e piombo... o così sembra. Con un ritmo incalzante e un’atmosfera claustrofobica, Aftermath incalza tra spettri di follia e oscuri desideri, trascinando il lettore in un’odissea dove la più grande minaccia non è la radioattività… ma il male che si cela nell’animo umano. Disponibile in ebook e cartaceo entrambi illustrati.
Nessuna voce, nessuna parola, nessuna possibilità di comunicare.
L’oblio...
Miranda singhiozza, una goccia di rugiada si raccoglie sotto il suo ventre. Abbassa lo sguardo e sussulta, ma è solo per un attimo: nel riflesso, una zampa pelosa le carezza gli occhi. Un manciata d'occhi di donna, rinchiusa nel corpo di un insetto.
Dicono che da quando Miranda non c'è più, Luca sia impazzito.
Passa le giornate borbottando e passeggiando nel grande prato intorno al quale correvano, gonfio d'insetti e calura.
Ripete ossessivamente che lei c’è ancora, che si è solo persa nel suo sogno, ma nessuno fa veramente caso a ciò che dice.
«Forse hai ragione», si corregge lei, smettendo di correre. «Della solitudine ho altrettanta paura».
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