Alla fine, il Morbo si era preso anche lei.
Tom rimase ad accudire la moglie fino alla fine, incurante di ciò che diceva la radio. Non avrebbe mai fatto del male a Kathy, per nessuna ragione. Nemmeno se si fosse trasformata in uno di quei fottuti mostri costantemente affamati di carne umana.
Non era forse questo che si erano giurati dieci anni prima?
Nella buona e nella cattiva sorte. Amen.
Ora dopo ora, la pelle di Kathy virò dal rosa a un grigio cinereo. Tom rimase a fissarla, mentre il nero delle pupille inglobava le iridi e allagava le sclere degli occhi, tramutandole in due pozze d'inchiostro prive di luce.
«Non abbandonarmi.» gli aveva sussurrato Kathy, mentre lui la legava al letto.
INCUBO POST-APOCALITTICO DI TIM CURRAN
Dopo l’olocausto nucleare, un gruppo di sopravvissuti si rifugia nel bunker progettato da Lilian, un nascondiglio sicuro fatto di acciaio e piombo... o così sembra. Con un ritmo incalzante e un’atmosfera claustrofobica, Aftermath incalza tra spettri di follia e oscuri desideri, trascinando il lettore in un’odissea dove la più grande minaccia non è la radioattività… ma il male che si cela nell’animo umano. Disponibile in ebook e cartaceo entrambi illustrati.
«Non devi preoccuparti, Kat. Troveranno una cura, vedrai.» cercò di rassicurarla.
Meno di due ore dopo, Kathy esalò l'ultimo respiro. Immediatamente, qualcosa parve scuotere con violenza tutto il suo corpo. Da dentro, come un terremoto silenzioso.
Il mostro comparve, violento e bestiale, celato dietro quei lineamenti delicati, deturpandoli. Cercò di rizzarsi a sedere, digrignando i denti non appena si accorse della fune che lo immobilizzava.
Tom rimase a lungo a guardare il corpo che era stato di Kathy contorcersi dalla fame e dalla rabbia. Ad ogni minuto trascorso pareva che questo rinsecchisse, come una pianta che non viene annaffiata da tempo.
Stava morendo, di nuovo.
A quel pensiero, Tom si alzò dalla sedia e corse in garage, inseguito dai latrati di Kathy. Tornò pochi minuti dopo, impugnando un paio di forbici.
Con delicatezza tagliò le funi, stando ben attento a non ferirla. Non le avrebbe mai fatto del male, per nessuna ragione.
Terminato il lavoro allungò le braccia in direzione della moglie, pronto a stringerla in un abbraccio che sarebbe durato per sempre.
Stefano Aroldi nasce nel 1986 a Brescia. Fin da bambino sogna di
diventare scrittore. Da sempre affascinato dal mondo oscuro
dell'horror, scrive ispirandosi ai lavori e alle atmosfere di Stephen
King, H.P. Lovecraft e Edgar Allan Poe.
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