Chiuso per ferie

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2017 - edizione 16

Ferragosto. Una cappa d’umidità rende la calura soffocante, porte e finestre sono spalancate a creare una corrente d’aria. Accompagnata dai tormentoni alla radio e respirando attraverso una mascherina, Emi carteggia le pareti della cucina prima di imbiancare là dove proliferano delle muffe.
Leo sembra tranquillo. «Non uscire dal locale» raccomanda nel vederlo allontanarsi ciondolando tra i tavoli. Un cartello appeso all’ingresso reca la dicitura “chiuso per ferie” a caratteri cubitali. Ma la gente non legge, è risaputo.
Una biondina in costume intero e pareo si ferma proprio sullo specchio della porta. «C’è nessuno?» domanda con voce incerta. «Quando si mangia?»
Leo si avvicina e l’azzanna senza darle il tempo di reagire. Tira e strappa un lembo di carne e ingoia il boccone, incurante delle urla.
Emi si accorge del trambusto e accorre dall’altra stanza. «Lasciala andare subito!» gli intima, cercando di afferrarlo per la collottola. Ma ormai i denti sono affondati nella gola della ragazza, le grida cessate in un liquido gorgoglio.

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«Guarda che combini, idiota! Uccidere una cliente, ci mancava anche questa...»
(Maledette muffe, cosa ti hanno fatto? Sei così cambiato!)
Borbotta un rimprovero notando che rimane rintanato nel suo cantuccio. Costituisce un bel problema e continua a lasciarla sola a sistemare il macello.
(Forse avrei dovuto lasciarti morire per quell’intossicazione...)
Vedendo il costume lacerato a scoprire le curve della ragazza, sogghigna pensando a quanto il marito abbia evoluto le proprie voglie.
(Un tempo, questa qui te la saresti mangiata con gli occhi!)
Trascina il cadavere nel retro e brontola un «Devo sempre fare tutto io», ma non è arrabbiata quanto lascia intendere. Anche a lei sono cresciuti artigli e zanne, eppure di fronte a quelle carni tenere pensa alla dispensa vuota.
(Eh sì, potrei proprio usarla per il ragù all’emiliana...)

Gianluca Ingaramo



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