Tum tutum tum

Vincitore del concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2017 - edizione 16

Tum tutum tum.
Il sangue pulsa sotto all’unghia dell’indice.
Tum tutum tum.
Bussa con violenza per attirare la mia attenzione.
L’ho notato a colazione: il cucchiaio mi è caduto di mano. Poi al lavoro: il volante mi è sfuggito e l’autobus ha sbandato.
Mi sono dato malato e sono tornato a casa.

Tum tutum tum.
C’è davvero qualcosa sotto all’unghia? Qualcosa di duro, incastrato, arrabbiato?
Premo l’unghia contro il bordo del tavolo fino a sbiancarla. Resta una piccola macchia viola al centro. Premo ancora e la macchia si allarga. È solo un livido?

Tum tutum tum.

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Mi sveglio di soprassalto per il dolore.
Accendo la luce violenta del bagno, non lo sto immaginando, qualcosa preme sotto l’unghia. Prendo la lima dall’armadietto. Infilo la punta contro la carne, respiro a fondo e premo con ogni mia forza. Si annebbia la vista, il sangue cola nel lavandino - tic tic tic, tum tutum tum - ma non mi fermo e faccio leva. L’unghia si solleva e la strappo con un gemito.
Riesco appena a vedere una piccola zampa nera ritrarsi nella carne, prima che il sangue ne copra ogni traccia.
Disinfetto e bendo stretto l’indice. È doloroso, ma sono in pace.

Tum tutum tum.
Sono passati due giorni, e rieccolo dietro all’unghia dell’anulare. Ma ora so cosa fare. Sono più rapido ed efficiente, sento meno dolore.

Tum tutum tum.
Ne manca solo una, la aspettavo quasi impaziente. Le bende mi impacciano nell’operazione ma vedo sparire per l’ultima volta quella nera zampa che mi tormenta e striscia nella carne. Ora non ha più modo di torturarmi.
Dormo felice per la prima notte. È finita. Sanguino sulle lenzuola, ma sorrido.

Tum tutum tum.
Rimbomba più violento che mai.
Tum tutum tum.
Così vicino al timpano, il molare vibra per i colpi alla radice.
Tum tutum tum.

Andrea Partiti



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