Urla

C'è qualcosa tra gli scogli, qualcosa che luccica.
Sembra innocuo, visto da questa angolazione. Quasi bello. Raccoglie un raggio di sole, lo assimila e lo divide sprigionando decine di riflessi. Una gazza ladra ne è attratta. Scende veloce in picchiata, si posa sullo scoglio e osserva l’oggetto che brilla. Un’ombra grigia lo attraversa fugace. L’uccello inclina la testa a destra e poi a sinistra, circospetta. Si avvicina e inizia a beccare. Lo afferra con gli artigli e prova a portarselo via. Ma l’affare è pesante, la gazza non riuscirà a volare fino al nido. Ci rinuncia, lo lascia precipitare.
La cosa che luccica è sulla spiaggia adesso.
Il bambino la trova interessante. Ha solo sei anni, ma sa bene cos’è quell’arnese. È un coltello, lo ha visto adoperare spesso e anche lui ha provato a usarlo. Ma questo è diverso, grosso e arrugginito. Ha una strana forma ed è sporco di una sostanza viscida, rimasta attaccata al filo irregolare della lama.
Il bimbo decide di fare uno scherzo alla mamma che sta prendendo il sole, sdraiata prona sul telo da mare arancione.
Lo ha visto fare in tv, pugnalare qualcuno.
Chissà che effetto farebbe spingere il metallo dentro la pelle.
Si inginocchia in silenzio, alza il braccio. La madre si volta e urla.

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INCUBO POST-APOCALITTICO DI TIM CURRAN

Dopo l’olocausto nucleare, un gruppo di sopravvissuti si rifugia nel bunker progettato da Lilian, un nascondiglio sicuro fatto di acciaio e piombo... o così sembra. Con un ritmo incalzante e un’atmosfera claustrofobica, Aftermath incalza tra spettri di follia e oscuri desideri, trascinando il lettore in un’odissea dove la più grande minaccia non è la radioattività… ma il male che si cela nell’animo umano. Disponibile in ebook e cartaceo entrambi illustrati.

La lama va a ficcarsi nella spalla sinistra, la penetra e viene sfilata via accompagnata da uno spruzzo di sangue che imbratta e pare nutrire la rena ai piedi del bambino.
Il piccolo ride e mostra il trofeo, orgoglioso. Incuriosito dal liquido rubino che scivola lungo la schiena della madre, si chiede cosa penserebbero i suoi compagni di scuola. Avrebbero paura? Mostra un ghigno soddisfatto, adesso è consapevole della marachella.
«Anche quando lo fanno in tv fa ridere» dice.
Intanto, uno gli sfila via di mano il pugnale e uno preme un telo contro la ferita della donna sanguinante. E mentre l’ombra grigia si stacca dai piedi del bambino, attraversa la battigia e sparisce nel nulla, un altro grido arriva da qualche metro di distanza.
Là, verso gli scogli, qualcun altro sta urlando.
«È una bambina» stanno dicendo. «Era solo una bambina.»

Olga Gnecchi



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