San Miniato, comune toscano in provincia di Pisa, ha realizzato il 26 e il 27
giugno il suo secondo festival del cinema horror, intitolato “La serra trema”, titolo che prende il nome appunto da “La serra”, la piccola frazione situata tra gli ampi spazi verdi che si stendono lungo l’Arno. C’è una attenzione ammirevole per i prodotti indipendenti italiani (il
sottotitolo parla di cinema “artigiano macabro e rurale”), e la prima giornata
si è contraddistinta appunto per una maratona di fan movie ispirati a Dylan Dog,
preceduta da una retrospettiva con vari ospiti.
Ci troviamo all’interno del tendone dell’associazione la Stazione, e il primo
ambiente vede una “tavola rotonda” con Ivo Gazzarrini e Carlo Sperduti,
organizzatore dell’evento, in buona compagnia: c’è ad esempio Pasquale Ruju,
notissimo nome Dylaniano che ha firmato innumerevoli storie per la Bonelli. Con
loro il fumettista Andrea Cavaletto, sceneggiatore anche del fan movie “House of
shells” (il primo che sarà proiettato nel corso della serata). Accanto, gli
scrittori Matteo Mancini, abile nel tracciare la genesi di Dylan Dog
districandosi tra i riferimenti a Conan Doyle e Edgar Allan Poe, e Andrea
Berneschi, autore del libro di racconti horror “Necroniricon”.
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La conversazione si fa subito interessante con Ruju che spiega come sceneggiare
un fumetto sia simile al lavoro di chi fa cinema, definendole “due arti che si
cannibalizzano a vicenda”.
Si passa poi a parlare di uno degli albi più famosi della serie, “I conigli rosa
uccidono”. E’ la buona occasione per parlare delle forti dosi di cattiveria
presenti nelle fiabe e nei prodotti per bambini, dai genitori irresponsabili di
Pollicino ai terribili incidenti di Willi Coyote, furbescamente parodiati dai
Simpson quando con “Grattachecca e Fichetto”, il programma preferito di Bart e
Lisa.
Si passa nella sala proiezioni, per affrontare la maratona di recentissimi
omaggi realizzati da vari registi che hanno voluto ridare dignità a questo
personaggio cult. Ma perché si parla di restituire la dignità? Forse è il caso
di fare un breve excursus storico.
L’indagatore dell’incubo ha una storia cinematografica molto travagliata. La
prima pellicola è “Dellamorte Dellamore” di Michele Soavi, del 1994; non è Dylan
Dog, ma artisticamente è uno stretto parente. Si tratta infatti della
trasposizione cinematografica di un romanzo di Sclavi, e il misantropo custode
del cimitero Francesco Dellamorte lo ricorda tantissimo (complice l’ispiratissimo
protagonista Rupert Everett). Se dovessimo interpretare gli umori italiani
dell’epoca con un pizzico di cinismo e di qualunquismo, diremmo così: “Ma perché
Soavi non ha fatto il film di Dylan Dog? La promozione diceva che era il film su
Dylan Dog, io volevo Dylan!”
Arrivano gli americani, e lo fanno nel 2010 con un film di Kevin Munroe che non
accontenta nessuno, “Dylan Dog – Dead of night”). Attaccato e attaccabile da
qualsiasi punto di visto, il disastro guidato dal generale Brandon Routh è
palese soprattutto in Italia. Siamo fuori contesto, non c’è Londra, non c’è
Groucho, e Dylan non ha poesia, è uno spaccone con la mascella quadrata che
risponde alla frase “Abbiamo bisogno di un piano” con “Avremo solo bisogno di
pistole più grosse”
Perché gli americani? La Bonelli ha venduto i diritti, e quindi questo è il
Dylan Dog del cinema. O forse no. Perché in Italia reagiscono i registi
emergenti, lanciandosi in progetti ambiziosi e spesso riuscitissimi.
La maratona inizia con “Dylan Dog” della band Stil Novo, canzone che fa parte
della colonna sonora di “Freddy vs Dylan”, il film di Denis Frison che sarà poi
trasmesso nel corso della serata. La protagonista del videoclip musicale è Anna
Falchi, nel ventennale di “Dellamorte Dellamore”, ancora a suo agio nell’horror
tra zombi e vampiri. Tra una citazione e l’altra, la figura della vedova nera
graffia ancora lo schermo.
Si passa poi a “House of Shells” di Domiziano Delvaux Cristopharo. Pellicola in
bianco e nero con protagonista Stefano Cassetti, che cerca i suoi punti di forza
nelle atmosfere e in una curatissima fotografia.
Il successivo è “Freddy vs Dylan” di Denis Frison, il regista di Spinea che già
3 anni fa presentò un progetto dylaniano sul web dal titolo “La morte puttana”.
Frison stavolta è sul cross over, e il suo Dylan Dog è sfidato da Freddy Krueger;
l’attenzione maniacale per i particolari e le ottime musiche di Stefano Gargiulo
la fanno da padrone. L’ottimo staff veneto vede la presenza anche di Cristian
Bertocco (animatronica) e Manuel Beccaro (special make up).
E’ la volta di “Vittima degli eventi”, firmato da Claudio di Biagio e Luca
Vecchi. Unico dei mediometraggi presenti con un vero budget (il crowfounding ha
portato la disponibilità di 32.000 euro), il Dylan romano sarà aiutato da
Alessandro Haber (l’ispettore Bloch) e Milena Vukotic (madame Trelkovski).
Chiude “Il trillo del diavolo” di Roberto D’Antona, che prende il nome dal brano
di Tartini che Dylan suona (male) al clarinetto. Un Dylan di ispirazione
dantesca, che ha dato il “la” a d’Antona per poi lanciarsi in una miriade di
progetti e ricevere tante soddisfazioni: ad esempio vincere l’ American Movie
Awards 2015 grazie ad “Insane”, realizzato con il fratello Eros d’antona, e
ricevere la telefonata di Denis Frison per essere al suo fianco nella nuova
pellicola ispirata a Tarantino.
“La serra trema” si è contraddistinta per il clima amichevole del festival, in
cui è stato possibile scattare foto e chiacchierare con alcuni dei più grandi
protagonisti del mondo di Dylan Dog. Il cinema indipendente italiano continua ad
avere un cuore che batte fortissimo, e colma il vuoto lasciato dal mainstream
italiano nell’ambito dell’horror.
Info: www.facebook.com/programmanottehorror e www.youtube.com/glistilnovo
(Viames Arcuri, dalla redazione di "Notte Horror": 2 luglio 2015)
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