Pionieri
del cinema indipendente e della web-series italiana (loro la prima
tricolore nel 1998), cultori del film di genere, padri orgogliosi
dell’ispettore Coliandro... i registi e sceneggiatori Marco e Antonio Manetti, in arte Manetti Bros raccontano in esclusiva a
Bonsai TV in una
video intervista
i retroscena del nuovo film horror Paura 3D (nelle sale dal 15 giugno
2012). Soffermandosi sullo stato della creatività cinematografica,
nazionale e non Marco Manetti afferma: «Le produzioni hollywoodiane
propongono idee pescandole da quelle già rodate altrove perché non hanno
più le palle, la cultura, la personalità per esprimere idee forti». Una
situazione però ancora più accentuata in Italia, secondo Antonio Manetti:
“Nel nostro paese questa mancanza di coraggio è talmente profonda che non
partorisce remake, ma va ad attingere alle ‘storie vere’, magari di
cronaca o un romanzo che sai che ha avuto seguito... la fantasia nel cinema
e nella televisione italiana non esiste”. Sul nuovo film horror Paura 3D
Antonio precisa: “L’horror è un genere che abbiamo toccato in Zora e in
altri nostri lavori, ma mai affondandoci dentro come in questo caso. Il
genere ci appassiona tantissimo, ma in passato pensavamo che da persone
solari quali siamo sarebbe stato difficile trovare dentro di noi una
storia così nera... e invece ce l’abbiamo fatta”.
INCUBO POST-APOCALITTICO DI TIM CURRAN
Dopo l’olocausto nucleare, un gruppo di sopravvissuti si rifugia nel bunker progettato da Lilian, un nascondiglio sicuro fatto di acciaio e piombo... o così sembra. Con un ritmo incalzante e un’atmosfera claustrofobica, Aftermath incalza tra spettri di follia e oscuri desideri, trascinando il lettore in un’odissea dove la più grande minaccia non è la radioattività… ma il male che si cela nell’animo umano. Disponibile in ebook e cartaceo entrambi illustrati.
Dopo il poliziesco un ritorno alle vere passioni che Marco Manetti spiega così: “Stiamo lavorando ad un paio di storie che vanno un po’ su questa strada fanatasy-horror, un percorso che in Italia non potevamo esprimere, chiudendoci così nella commedia e nel poliziesco, finché non ci siamo autoprodotti cercando fondi anche fuori dall’Italia” (Francesco Bizzini: 14 giugno 2012)
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