Questa
è una delle tante storie che si sentono in giro: reali o meno, nessuno
potrà mai dirlo, conta solo ciò che è stato detto, sentito, e vissuto.
Ognuno di noi è libero di leggere come meglio crede.
Era il mio compleanno, in quel periodo vivevo a Londra, e mio zio pensò di
regalarmi una bellissima festa a sorpresa.
Inutile raccontare la mia gioia, credo possiate immaginarla. Ricevetti
numerosi regali, tra questi mi colpì una bambola in particolare. La
ricordo ancora bene, è sempre davanti ai miei occhi. Era una bambola
giapponese, una di quelle di pezza, ma la cosa buffa, così mi apparve
allora, era che aveva l’aspetto di un vecchio. Non ci badai più di tanto,
benché mi domandai, molto speso, chi potesse avermela regalata.
Nelle ore successive mi scordai di lei, godendomi ogni istante della
festa. Bevemmo e ridemmo per tutta la notte, fu un party stupendo.
Purtroppo non ebbi nemmeno il tempo di smaltire i fumi dell’alcool.
Ricevetti la telefonata di mio cugino, mio zio era morto in un incidente
d’auto. Fu un flash, rividi la bambola giapponese, mio zio, e di nuovo
lei, solo ora collegavo, la bambola somigliava a mio zio, perfino
nell’abbigliamento.
Rimasi sconvolta.
INCUBO POST-APOCALITTICO DI TIM CURRAN
Dopo l’olocausto nucleare, un gruppo di sopravvissuti si rifugia nel bunker progettato da Lilian, un nascondiglio sicuro fatto di acciaio e piombo... o così sembra. Con un ritmo incalzante e un’atmosfera claustrofobica, Aftermath incalza tra spettri di follia e oscuri desideri, trascinando il lettore in un’odissea dove la più grande minaccia non è la radioattività… ma il male che si cela nell’animo umano. Disponibile in ebook e cartaceo entrambi illustrati.
Ne parlai con mio cugino, cercammo subito quel feticcio,
ma non riuscimmo a trovarlo da nessuna parte. Mi misi a bere, cercando
sollievo, ma quella bambola non mi dava pace. Urlai, imprecai e maledì chi
aveva dato, a mio zio, un simile destino. Solo a tarda notte, e dopo una
doccia, sentii il sonno impadronirsi di me. Ricordo che entrai in camera
e, sul letto, sdraiato, vidi mio zio. Perdetti i sensi, rinvenni
nell’udire la voce del mio compagno che mi chiamava. Gli indicai il letto,
gli dissi di mio zio, ma il letto era vuoto.
Continuo a ripensare a tutta la storia, a mio zio, alla persona che ha
desiderato la sua morte, e ancora mi domando il perché
(Isobel Gowdie: 12 settembre 2011)
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