L'isola della bambole

Era il 1950 quando, Julián Santa Ana Barrera, si mise a raccogliere bambole trovate nella spazzatura. Viveva in un isolotto situato nei canali del Xochimilco, in Messico, l’Isla de las Muñecas, ovvero l’isola delle bambole. Secondo la famiglia, e le varie leggende che circolano, queste bambole tenevano lontano gli spiriti malvagi. Una ragazza annegò in quei pressi, lui raccolse una bambola dal fiume per rallegrare lo spirito della poveretta, ma una sola non bastava e così è nato quello che appare come un santuario. Sull’isola non c’è acqua corrente, e nemmeno energia elettrica, ma solo numerose bambole, impiccate, adagiate su lettini, appese alle pareti della baracca, legate e stese come panni ad asciugare. L’impatto, nel vederle, è forte, c’è quasi un alone di mistero intorno a quell’isola dal gusto macabro, ci si sente osservati in ogni angolo di quella verde foresta. Meta di curiosi e turisti, la si può raggiungere, dal molo Cuemanco, grazie alle trajineras, caratteristiche imbarcazioni messicane.

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INCUBO POST-APOCALITTICO DI TIM CURRAN

Dopo l’olocausto nucleare, un gruppo di sopravvissuti si rifugia nel bunker progettato da Lilian, un nascondiglio sicuro fatto di acciaio e piombo... o così sembra. Con un ritmo incalzante e un’atmosfera claustrofobica, Aftermath incalza tra spettri di follia e oscuri desideri, trascinando il lettore in un’odissea dove la più grande minaccia non è la radioattività… ma il male che si cela nell’animo umano. Disponibile in ebook e cartaceo entrambi illustrati.

Nell’aprile del 2001 Julián muore annegato, causa, forse, un attacco di cuore, da allora è la sua famiglia, che grazie alle donazioni dei turisti, riesce a prendersi cura delle sue bambole. L’Isla de las Muñecas, imperdibile per chi si trova nelle vicinanza di Città del Messico (Isobel Gowdie: 1 luglio 2011)



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