Tre racconti horror

di Mauro Pergolini - euro 4.99

Mauro Pergolini, scrittore già conosciuto per la sua opera "I cannibali della montagna", ci propone questa volta (come dal titolo) ben "Tre racconti horror".
Il primo, "La cosa strana nella cantina", narra la storia di due ragazzini che, spinti dalla curiosità e dalle dicerie locali, cercheranno di vedere con occhi propri la leggendaria cosa strana nella cantina, ovvero un personaggio molto contorto.
Così facendo si recheranno nella casa dove si dice abiti, tuttavia non potranno commettere errore peggiore.

A seguire abbiamo "Il giudizio della farfalla": siamo nel paese di Gemma, un posto molto particolare famoso per le farfalle. Queste splendide creature sfortunatamente non sono solo degli innocui animali ma dei veri e propri giudici del bene e del male.
Comincerà qui la sventura di due maranza arroganti che arrivati in paese saranno sottoposti ad un vero e proprio giudizio infernale.

Infine abbiamo "Il patto tradito", dove il protagonista Leonello, un precoce omicida, subito dopo aver assassinato una signora, invoca il demonio per non essere scoperto dai carabinieri.
La sua supplica viene esaudita, tuttavia dovrà onorare un patto a tempo indeterminato: dare sfogo senza limiti alla sua irrefrenabile voglia di uccidere.

Anche questa volta Mauro Pergolini ci conquista con una narrazione di livello che non si limita a descrivere una storia dalle sfumature horror, ma ci porta anche a comprendere il punto di vista psicologico dei vari protagonisti. Terrificante e toccante allo stesso tempo.
Voto: 7,5
[Cristian Muraglia]

Incipit
Il buio era sceso, e le voci delle madri echeggiavano nel richiamare i figli per cena. Ciononostante, Alessio e Michele procedevano in via contraria, pronti a ogni evenienza pur di sfogare certe mire derisorie. Quasi a ogni evenienza. Insieme, raggiunsero l’isolata casa bianca in stile cottage americano, vecchia e a ridosso della foresta, che in paese guardavano con sospetto. Lì viveva infatti, senza mai lasciarla, l’arcano figuro di cui erano in cerca, sulla bocca di tutti malgrado nessuno lo conoscesse davvero. Se non per il soprannome che gli avevano affibbiato: “La Cosa Strana della Cantina”. Erano stati alcuni come loro, in passato, a ribattezzarlo in quel modo: due ragazzini altrettanto inopportuni e ingenui da equivocarne lo scantinato per una cantina, mentre lo spiavano, tra un conato di vomito e l’altro, dalla finestra a bilico orizzontale ora non più presente. Si diceva fosse stato proprio lui a farla rimuovere, scongiurando i genitori affinché la murassero all’esterno.



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