The Shining di Stanley Kubrick: analisi del film

di Eleonora Della Gatta - pagine 98 - euro 3,99 - Little Black Dress

Cos’è il perturbante? Proprio a partire dal termine Unheimliche (perturbante in tedesco) coniato dal padre della psicanalisi Sigmund Freud, nel suo libro “The Shining di Stanley Kubrick (Analisi del film)Eleonora Dalla Gatta apre una interessante disamina su uno dei film cult di Stanley Kubrick, Shining (1980), tratto dal romanzo di Stephen King, uno degli horror che hanno segnato la storia di questo genere cinematografico.
La trama è pressoché nota a tutti: il protagonista, lo scrittore Jack Torrance, in crisi economica e creativa, accetta di fare il custode dell'Overlook Hotel, una struttura isolata sulle montagne del Colorado. Insieme a lui, la moglie Wendy e il figlio Danny, dotato di poteri paranormali e della, cosiddetta, “luccicanza” (the shining). In un crescendo di tensione, Jack Torrance, impazzisce e cerca di uccidere moglie e figlio, fintanto che il figlio riesce a seminarlo nel labirinto accanto all’hotel e a farlo morire congelato nella bufera.
Ovviamente Shining è molto più articolato di questo riassunto di poche righe: il film infatti, come ben illustra l’autrice, è ricco di suggestioni, spunti, riflessioni e significati che il regista ha cercato di far emergere con sottile intelligenza e maestria, rifacendosi in primo luogo alle teorie freudiane sui meccanismi dell’inconscio. Primo fra tutte l’esperienza del perturbante, ovvero la capacità di rendere sconosciute - e dunque terrorizzanti e angosciose - situazioni vissute da ognuno di noi, leit motiv che rendono la pellicola così forte e vera agli occhi dello spettatore. Gli esempi citati nel libro sono molti e vanno dal rapporto buio-luce al tema del doppio, fino alle esperienze paranormali, al significato del labirinto e al “ribaltamento” dei personaggi (il padre - “buono” - che diventa assassino - “cattivo”).

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L’analisi prosegue vagliando altri spunti per una lettura del film a 360° gradi: fra questi anche il tempo diventa un elemento perturbante poiché «l’apparente ordine lineare» è completamente disatteso in un gioco straniante tra didascalie temporali e una sequenza degli eventi presentati in un ordine caotico. Il saggio prosegue con un’attenta analisi delle undici sequenze del film, con precisi dettagli sul tipo di inquadrature e relative videocamere utilizzate, oltre ad una puntuale disamina delle singole scene.
Chiudono il volume gli «approfondimenti e chiavi di lettura», come il documentario di Rodney Ascher, Room 237 (un’ulteriore analisi del film in chiave complottistica, esoterica e psicologica), il film Doctor Sleep di Mike Flanagan (fallimentare sequel di Shining) e i rimandi al mondo delle fiabe popolari e della mitologia.
Quello che Dalla Gatta consegna al lettore è dunque un saggio ricco articolato che raccoglie in un unico testo le molteplici disamine che hanno contribuito a rendere così celebre questo film.
Voto: 7

Incipit
Ci troviamo alla fine del 1975.
Dopo aver terminato la realizzazione di Barry Lyndon (soggetto tratto dal romanzo “Le memorie di Barry Lyndon” dello scrittore britannico William Makepeace Thackeray), Kubrick sente l’esigenza di reperire nuovo materiale per girare un’altra pellicola che lo stimoli tanto quanto i precedenti lavori.
Il regista, allora, si dedica col suo solito scrupolo al limite dell’ossessività, a un’ampia ricerca conoscitiva per la messa in opera di un nuovo film.
Il risultato delle sue ricerche bibliografiche lo portò ad acuire il suo interesse verso «le percezioni extrasensoriali e i fenomeni paranormali», la sua scelta per la successiva sceneggiatura cadde così su un romanzo di Stephen King datato 1977, dal titolo “The Shining" che diventerà, con lo stesso titolo nel 1980, l’undicesimo film di Stanley Kubrick.

Francesca Tamanini, classe 1980, appassionata d'arte è responsabile della comunicazione per una casa editrice di Milano, adora leggere di tutto e di più. Da poco si è accostata al genere horror-dark-thriller, scoprendone i lati più nascosti e "da brivido".



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