di Cristian Borghetti - pagine 166 - euro 9,99 - Streetlib
Nella Francia di inizio novecento, un giovane artista parigino di nome Bastien Delacroix decide di spostarsi in quel di Marsiglia per imparare la difficile arte del tatuaggio. Arrivato a destinazione, il ragazzo verrà istruito dal vecchio Philippe Masson, vecchio galeotto nonché tatuatore di assoluta eccellenza. Dopo anni di forzata convivenza, Delacroix è però costretto a tornare a Parigi, dove finalmente avrà l’occasione per realizzare uno dei suoi più grandi sogni: aprire uno studio per tatuatori. Sebbene un certo successo iniziale, egli avrà modo di scoprire come l’ambizione e la fama siano in realtà l'anticamera di presagi oscuri e terrificanti.
“Il fine giustifica i mezzi”. Con questa frase si potrebbe benissimo riassumere il qui analizzato romanzo breve di Cristian Borghetti, autore lecchese che con “Le cabinet Masson” ci riporta direttamente all'interno di una Francia a due facce; la sporcizia e la decadenza marsigliese si contrappone difatti alla borghesia e mondanità parigina, sorta di poli opposti che trovano riscontro anche nella personalità di Delacroix – protagonista nonché narratore interno della storia stessa -, uomo che nella sua manualità e nel suo savoir faire da gentiluomo nasconde in realtà una personalità oscura. L'autore si dimostra sintetico, semplice ed efficace nel descrivere abiti, costumi e sapori dell'epoca, denotando inoltre una certa propensione per un linguaggio raffinato che, in contesti come quelli descritti nel libro, risulta sicuramente credibile e ben ponderato. A scanso di equivoci, la trama non si concentra solo ed esclusivamente sulla vita del giovane tatuatore ma, al contrario, si sviluppa in un vero e proprio thriller dalle venature erotiche e introspettive.
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Il romanzo sembra effettivamente contraddistinto da due tronconi narrativi differenti, coerenti con la narrazione stessa seppur incastrati tra loro in maniera non del tutto ottimale; nello specifico, la controparte meramente thriller esce allo scoperto in maniera un po' repentina, presentando uno stacco emotivo che forse avrebbe necessitato di maggior accortezza. Affascinanti però le visioni oniriche a cui l'ambizioso Delacroix andrà in contro, forti come sono nell’esposizione e nella loro natura distorta e avvolgente.
In conclusione, “Le cabinet Masson” è un più che discreto racconto thriller nel quale, con buona autorevolezza ed eleganza, Cristian Borghetti descrive un’atmosfera a metà strada tra l'erotismo e l’oscurità insita nell'uomo.
Voto: 6,5
[Denis Di Nicolò]
Incipit
1912
Rue de Saint Albain numero tre, mezzanotte, piano attico; stanotte porterò a termine il mio capolavoro. Mi affretto per non arrivare in ritardo, sapendo quanto sia fuori luogo tardare ad un appuntamento, soprattutto a questo. Tra breve accarezzerò la sua pelle liscia, sentirò il suo calore, la sua consistenza dove inciderò il mio tratto indelebile, riempiendomi le narici del suo profumo sottile, inebriante. Lo sento adesso, appena fuori dalla sua porta, così vicino all’incontro che mi consacrerà, finalmente, tra le stelle.
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