Il signore del giardino

di Maurizio Cometto - pagine 80 - euro 1,99 - Delos Digital

Come stanno i vostri riccioli ribelli? Dove si posano i vostri occhi dello stesso dorato colore dell'autunno? Chi, in questo momento, ha l'onore di ammirare la vostra snella figura?
Se potessi viaggiare nello spazio a velocità tripla di quella del mio cavallo, che nel segreto del mio animo ho ribattezzato Belfagor, forse riuscirei a raggiungervi nella stanza del palazzo ad Alba. E se vedessi che davvero qualcuno vi sta spiando, o guardando con bramosia, sarei capace di ucciderlo. Si, mia amata bambina: l'ucciderei con le mie stesse mani.
Prego le forze occulte di far volare via in un baleno il tempo che ci separa dal nostro prossimo incontro. Perché il vostro faccino così incantevole è deformato da una smorfia di bambina capricciosa? Le forze occulte non sono il demonio: non hanno nulla a che fare con l'antagonista del Signore. Esse sono indizi di un mondo che esiste parallelo al nostro, e che forse un giorno i lumi ricondurranno alle leggi della ragione. Chi ne possiede le chiavi può aspirare a poteri che nessun prete, nessun vescovo, neppure il Papa stesso, possono immaginare.

L’incipit di questo racconto breve ci immerge immediatamente nell’atmosfera di quello che il sottotitolo definisce – e a ragione – “un racconto storico, una favola gotica, una tragica storia d’amore e di vendetta”.
Storico per lo sfondo, la Torino del 1713, la Villa Sartirana e il parco della Tesoriera, che i torinesi chiamano “Giardino del Diavolo”. Personaggi realmente esistiti, come il Re Vittorio Amedeo, si accompagnano a personaggi inventati, alcuni concretamente umani, altri evanescenti come spettri o come immagini fantastiche. Tra queste, ad esempio, Elena, la protagonista femminile, che ci viene svelata poco a poco, attraverso le parole di Aymo, protagonista e narratore, segretamente innamorato di lei. Elena ci appare all’inizio semplicemente come una giovane donna. Al capitolo 2 scopriamo che si tratta di una giovane cugina di Aymo, ma il suo nome ci viene rivelato solo al capitolo 3, insieme alla sua età, 16 anni.

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Aymo è invece una figura estremamente reale. Attraverso i suoi occhi, i suoi pensieri, i suoi sentimenti, la sua rabbia e il suo amore apprendiamo l’evolversi degli eventi dalla gioiosa speranza dei primi capitoli al tragico epilogo del racconto. È sempre Aymo, attraverso l’espediente del romanzo epistolare, che ci narra la passione per Elena, inizialmente da lei ricambiata. È attraverso Aymo che facciamo conoscenza con la misteriosa figura di Alfonsin, maestro d’armi francese, ma al tempo stesso esperto di occultismo e collezionista di oggetti magici e reliquie. Con Aymo partecipiamo al grande ricevimento che segna la svolta fondamentale: lo spezzarsi del suo sogno e la nascita del desiderio di vendetta.
Gotico per la forte e costante presenza dell’elemento occulto, magico, misterioso. Per buona parte del racconto si fa riferimento ad un non meglio identificato oggetto dotato di un grande potere, un potere che però, come la pelle di zigrino di Balzac, chiede un tributo al suo fortunato/sfortunato possessore. Un oggetto tanto desiderato che porta con sé sciagura, dolore e sofferenza, tanto da far esclamare ad Aymo “Alfonsin ci ha ingannati!”.
Nel finale l’amore, la rabbia e la vendetta si mescolano, portando Aymo a rinnegare i suoi precedenti desideri di grandezza per sottomettersi alle conseguenze di aver desiderato e utilizzato la potente reliquia, in attesa di una morte attesa con grande impazienza.
Indubbiamente l’autore deve molto alla letteratura ottocentesca nella quale si faceva grande uso di oggetti magici – la già citata pelle di zigrino o il quadro di Dorian Gray – atti a soddisfare le brame dei possessori in cambio di un tributo assai costoso: la propria anima. Anche se l’idea di Maurizio Cometto non è originale, è comunque uno sviluppo interessante e un ulteriore riflessione sul prezzo da pagare per ottenere il soddisfacimento dei propri desideri.
Una lettura gradevole e curiosa.
Voto: 7,5
[Sarah Biandrati]



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