di Samuele Fabbrizzi - pagine 144 - prezzo 13,20 euro - Sága Edizioni
Samuele Fabbrizzi, scrittore italiano autore di "Big Bad Bunny", "Generazione Z", "Il buio non ha lacrime" e "Madre grigia", per citarne alcune, pubblicato dalla casa editrice Horror-Fantasy Saga Edizioni, arriva con "Le Belve di Red Lick".
Siamo in Texas, esattamente a Red Lick, un gruppo di amici anziani ex soldati reduci della guerra in Vietnam, gli Old Boys, passavano le giornate a bere, chiacchierare e ricordare i bei tempi andati fino a quando la scomparsa di una ragazzina, nipote del loro amico Larry, suona per Boe, Nelson, Mal e Yang come una vera propria chiamata alle armi.
Il gruppo nonostante gli acciacchi dovuti all'età comincerà subito una battuta di ricerca nei boschi nella speranza di trovare la ragazzina, tuttavia la loro ricerca li condurrà in un luogo infernale infestato da bestie di forma in parte umana ed in parte animale.
INCUBO POST-APOCALITTICO DI TIM CURRAN
Dopo l’olocausto nucleare, un gruppo di sopravvissuti si rifugia nel bunker progettato da Lilian, un nascondiglio sicuro fatto di acciaio e piombo... o così sembra. Con un ritmo incalzante e un’atmosfera claustrofobica, Aftermath incalza tra spettri di follia e oscuri desideri, trascinando il lettore in un’odissea dove la più grande minaccia non è la radioattività… ma il male che si cela nell’animo umano. Disponibile in ebook e cartaceo entrambi illustrati.
Comincerà una missione di salvataggio disperato, una vera guerra tra ex militari e bestie carcerarie di esseri umani, un incubo forse peggiore del Vietnam.
Un'opera dura e violenta, dove le persone vengono tenute in gabbie ed allevate per poi essere uccise, scuoiate e macellate, dove sono le bestie e non gli umani in cima alla catena alimentare.
Voto 7
[Cristian Muraglia]
Incipit
Boe sorseggiava il suo Jim Beam mentre le note di Solitary Man di Johnny Cash si levavano dal juke-box come vapore in un bagno turco.
Il pub di Larry era semivuoto. La mobilia in legno vecchio, le luci color crema e le fotografie in bianco e nero erano un repellente per la nuova generazione dipendente da reggaeton e cocktail da froci.
Nel locale di Larry nessuno scattava selfie da postare su Instagram. Nessuno sprecava click per i trofei di caccia appesi alle pareti né per la palla da football americano autografata da Tony Romo e nemmeno per il flipper di Guerre Stellari o la locandina di Rambo. Ma soprattutto, nel pub di Larry, nessuno fotografava Larry.
Boe e gli altri vecchiardi, commilitoni della guerra in Vietnam, sedevano al tavolo riservato agli Old Boys – il più vicino al bancone, l’unico con al centro una piccola bandiera degli States, il classico souvenir venduto nei negozi per turisti – come ogni sera da trentacinque anni a quella parte.
Le facce portavano i segni del tempo, i corpi quelli della giungla orientale.
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