Il bambino che giocava con le bambole

di Antonio Tentori - pagine 176 - euro 16,00 - Cut-up Edizioni

Nella sua prefazione, Lamberto Bava definisce questo romanzo “visionario”, perché è visto per immagini. “Non leggiamo il racconto, ma lo vediamo, lo viviamo” (p. 5)
In effetti, l’incipit del romanzo ci cala nella vicenda in medias res, come se anche noi lettori fossimo a Venezia, in quella nebbiosa giornata del dicembre 1990, e aprendo una finestra scorgessimo la scena descritta nell'incipit (vedi in basso).

La vicenda è quella di Giulio Renier, il bambino che vediamo all’inizio trascinato dalla giovane donna. Giulio assiste a un doppio evento tragico quando è solo un bambino e questa circostanza segna il resto della sua vita, attraverso gli anni dell’adolescenza, fino all’età adulta. A causa della tragedia, Giulio ha sviluppato una forma di amnesia e, al tempo stesso, un senso di angoscia che lo tormenta soprattutto al calare della notte e che si placa solo allontanandosi da Venezia: “La sera invece era l’inquietante preludio della notte, che Giulio attendeva con angoscia. Non voleva mai che arrivasse, aveva paura del buio e di tutto quello che vi si poteva nascondere dentro. Dei sogni mostruosi che poteva fare. Ma, soprattutto, collegava la notte al padre…” (p. 18)
Diventato adulto, Giulio ha realizzato il suo sogno di diventare fotografo e, dopo una serie di relazioni effimere, ha conosciuto Bianca, architetto, più giovane di lui, una donna vivace e impetuosa.
In parallelo alla vicenda di Giulio, si snoda per Venezia anche quella della misteriosa figura dal manto nero: Manto Nero si aggira in un palazzo abbandonato, ferito da immagini e ricordi lancinanti, sente che deve sacrificare qualcuno “al delirio che abitava dentro di sé”. (p. 39). Inizia così la sequenza di omicidi che fa precipitare Giulio in un incubo ancora più profondo, che lo porta a pensare di essere in qualche modo colpevole dei corpi femminili straziati a Venezia e a Parigi.

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Perché Giulio non ricorda, ma in un’occasione viene ritrovato dal fratello sulla scena di un crimine e diverse volte trova sul suo computer foto delle vittime. Chiede aiuto alla famiglia, a Bianca, decide di farsi ricoverare in una clinica privata, nella speranza di dare un senso ai fantasmi che popolano la sua mente.
Intanto, l’autore semina indizi che ci portano a sospettare di Giulio, di suo fratello Walter, strano personaggio dall’ambigua sessualità, della sorella Eva, modella di successo e cocainomane, della madre Ginevra, con la quale Giulio ha un rapporto alquanto ambiguo. L’angoscia di Giulio cresce, nemmeno Bianca riesce più a rasserenarlo e ogni evento lo convince sempre più della sua colpevolezza, fino a spingerlo ad affidarsi all’amico Marco Alberti, investigatore privato.
Il finale del romanzo è mozzafiato, assolutamente imprevedibile. Antonio Tentori è stato bravissimo a costruire un intreccio nel quale tutti sembrano al tempo stesso colpevoli e innocenti, tanto che la rivelazione finale ci lascia veramente a bocca aperta.
Per me, un capolavoro!
Voto: 10
[Sarah Biandrati]

Incipit
Venezia, dicembre 1990
Un freddo vento invernale scompigliava i capelli di un bambino di circa dieci anni. Aveva la mano stretta in quella di una giovane donna, che camminava in fretta tra le calli di una Venezia sconosciuta ai turisti. Il bambino veniva trascinato a forza, talmente era urgente la necessità che animava la sua accompagnatrice. Ad un tratto il piccolo riuscì a fermarsi, obbligandola a fare altrettanto. Uno sguardo allo stesso tempo gelido e assente lo fissò. Il bambino non distolse i suoi occhi azzurri e sfidanti da quelli della donna. Lei gli diede un forte schiaffo sul viso, che gli fece girare la testa di lato. In quel tratto di strada non c’era nessuno. La sera stava calando.



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