Un tranquillo week end di paura

Titolo originale: Deliverance

Regia: John Boorman
Cast: Jon Voight, Burt Reynolds, Ned Beatty, Ronny Cox, Ed Ramey, Billy Redden, Seamon Glass, Randall Deal, Bill McKinney, Herbert 'Cowboy' Coward, John Fowler, Kathy Rickman, Louise Coldren, Peter Ware, James Dickey, Macon McCalman
Soggetto dal romanzo di James Dickey
Sceneggiatura: James Dickey
Fotografia: Vilmos Zsigmond
Montaggio: Tom Priestley
Effetti speciali: Marcel Vercoutere
Scenografia: Fred Harpman
Trucco: Michael Hancock
Paese di produzione Stati Uniti d'America
Anno 1972
Durata 109 minuti

Trama

Quattro amici di Atlanta, stanchi della routine in città, decidono di passare un fine settimana in Sud-Carolina discendendo in canoa il fiume Cahulawassee, luogo immaginario in cui si svolge gran parte dell'azione. In realtà soltanto Lewis è un vero amante della natura non nuovo a tali avventure, mentre gli altri tre sono semplici impiegati sedentari sepolti nella propria vita borghese. Inizialmente la vacanza scorre serena ed eccitante, ma ben presto i quattro si trovano di fronte una natura aspra e implacabile, sia nella brutalità dei bifolchi nativi che nell’impeto di una natura potente e imprevedibile, e qui viene fuori tutta l’impreparazione e superficialità della comitiva. Gli abitanti del posto sono il nemico e i quattro si trovano a lottare contro un’ambiente ostile che non li lascia andar via, se non con pesanti perdite: Bobby viene violentato da due cacciatori, Drew perde la vita forse per un malore, e Lewis riporta una gravissima ferita alla gamba, Ed rimane l’unico in grado di tirarli fuori dall’incubo.

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Recensione

Il film diretto da John Boorman è del 1972 e suscitò notevole interesse sia in USA che in Europa al momento dell’uscita, vuoi per i temi trattati che per alcune scene col tempo veri e propri cult (su tutte quella in cui Dreww sfida un ragazzino col banjo e chitarra acustica, colonna sonora della pellicola).
La storia è tratta dal romanzo di James Dickey, poeta-scrittore dal carattere complesso, col quale tra l’altro il regista ebbe numerosi scontri durante le lavorazioni. La scelta degli attori invece è tra le cose più azzeccate, gli sconosciuti Ned Beatty e Ronny Cox nei personaggi di Bobby e Drew, poi John Voight, probabilmente il più celebre dei quattro all’epoca, e quindi Lewis, il prestante stuntman Burt Reynolds che qui rilanciò la sua carriera, senza contare poi la felice intuizione di scegliere autentici villici del posto, nel profondo sud, alcuni dei quali interpreteranno se stessi dando forte credibilità alla storia.

E’ banale dire che Deliverance piacque perchè affrontava lo scontro tra la civiltà e la natura, questo non era una novità, ma l’affrontò in modo inedito con scene (quella dello stupro) realistiche e al tempo stesso senza una morale superiore o punti di riferimento per lo spettatore. La tensione si avverte immediatamente già nei primi minuti in macchina mentre scherzano e pregustano le grandi avventure sul fiume, c’è inquietudine vera, ed anche nei primi confronti coi nativi cui lasciare le auto c’è il presagio di una dolorosa sconfitta. Nei pieni ‘70 Deliverance va ad affiancare altre pietre miliari di quello che sarà il “Western urbano”, pensiamo in primis a “Cane di paglia” di Sam Pechimpah, dove il nemico non sono più gli Apache bensì le comunità più arretrate chiuse nelle proprie tradizioni e abitudini, più tardi anche “I guerrieri della palude silenziosa” di Walter Hill (1981). L’uomo civilizzato della metropoli ha perso gli istinti e le difese del cacciatore e si manifesta inadeguato di fronte agli attacchi dei predatori, umani e naturali, perfino Lewis che inizialmente sembrava il più bellicoso, in seguito ferito e impotente.

In sintesi Deliverance va visto sicuramente, anche più di una volta, in quanto film e avventura senza tempo con ottimi interpreti e una buona mano in regia. Evasione pura mista a tensione e precarietà, per amanti del brivido, e perché no anche della natura, una natura che tra l’altro di lì a poco – lo dice Lewis agli inizi – sarà smantellata, la diga verrà aperta sommergendo l’intera valle.
Voto: 7,5

Claudio Bacchi è nato il 04-12-1970 a Foligno (PG) ed ha sempre avuto una grande passione per la scrittura, coltivata come profondo interesse e non come occupazione principale. Laureato in Scienze Politiche, nel corso degli anni ha pubblicato numerose recensioni cinematografiche su vari siti web di settore e collaborato con la rivista "C'Era 2000" per brevi racconti. Nel 2000 pubblica il romanzo giovanilista "Pursauenghi poi bang", con la casa editrice Laurum, e in seguito fa stampare alcune centinaia di copie dell'altro romanzo "Salvala guitar", nel 2017. E' un grande appassionato di cinema, animalista e vegetariano.



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