The Grey

Regia: Joe Carnahan
Cast: Liam Neeson, Frank Grillo
Produzione: USA
Anno: 2012

Trama

In una località sperduta in mezzo ai ghiacci dell’Alaska John Ottway/Liam Neeson è al lavoro come cacciatore presso un centro di estrazione per proteggere gli operai dagli attacchi dei lupi. Nel corso di uno spostamento con un volo interno l’aereo precipita e si salvano soltanto 8 persone, tra cui Ottway. La zona è però infestata da lupi grigi aggressivi e sanguinari, allora il gruppo decide di andarsene iniziando una fuga tra mille difficoltà, atmosferiche e sanitarie. Non sarà facile lasciarsi alle spalle questi predatori tenaci e inesorabili, in particolare pare essercene uno, il capo, il leader, particolarmente spietato. Tentano di unirsi gli uomini, di fare squadra, per resistere più a lungo possibile.

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Recensione

Film criticato da più parti per aver umanizzato – ma anche demonizzato - eccessivamente i lupi aggressori, “The Grey” rappresenta però una pellicola interessante e peculiare per molteplici aspetti. Se da un lato la regia tende a rappresentare i lupi un po' come “l’Orca assassina” o “Lo squalo”, quasi fossero esseri maligni terminator della razza umana, laddove l’aggressività è semplicemente fisiologica per la specie e le condizioni ambientali, è anche vero che le reazioni degli uomini alla minaccia costituiscono la parte migliore e più toccante. Ottway prende la guida senza forzare la mano, è saggio e coraggioso e gli altri lo seguono – il livore e l’invidia di John Diaz non fanno altro che rafforzarne la leadership.
Ottway/Neeson è però un leader tormentato, in fondo lupo solitario come quelli che gli danno la caccia, costretto alla socialità dagli eventi tragici, altrimenti mite solitario e laconico, fatalista uomo moderno che rimpiange alcune cose del passato. E questo si evidenzia nella parte iniziale al campo base, dove osserva gli altri mangiare e azzuffarsi con distacco assoluto dal mondo, un distacco doloroso, e nel finale dove recita a memoria la poesia che gli aveva scritto il padre tanti anni prima, “... vivi e muori nello stesso giorno...”, sempre comunque da solo.

Ciò che rimane a lungo di Grey è l’ambientazione bianca e spietata, di un gelo che fa male e taglia la carne, del coraggio e vigliaccheria di uomini tragici e affamati, erranti tra la neve in cerca di un rifugio che non c’è. E il grande lupo grigio, il capobranco, rappresenta il male assoluto inteso come mancanza assoluta di pietà e compassione. C’è soltanto una grande lotta in ballo, sopravvivere mangiandosi gli uni con gli altri, e in fondo è proprio l’uomo tecnologico che ‘se l’è cercata’... in mezzo ai ghiacci minacciando l’habitat dei lupi. Il capobranco è la natura matrigna che reagisce con tutta la rabbia possibile, non servono le parole – la regia non lo mostra mai nettamente, lo si sente, potrebbe essere la bestia più immonda mai vista... the Grey.
Non è un capolavoro ma le facce tragiche di Neeson e Frank Grillo sprizzano adrenalina a vagonate, l’ambientazione aspra e primordiale aiuta lo spettatore a volare in alto con la fantasia, un tuffo di due ore nell’avventura più estrema, ci si immerge nei ghiacci infiniti dell’Alaska, nei labirinti gelidi della mente, nelle paure ataviche del provvisorio.
Voto: 7

Claudio Bacchi è nato il 04-12-1970 a Foligno (PG) ed ha sempre avuto una grande passione per la scrittura, coltivata come profondo interesse e non come occupazione principale. Laureato in Scienze Politiche, nel corso degli anni ha pubblicato numerose recensioni cinematografiche su vari siti web di settore e collaborato con la rivista "C'Era 2000" per brevi racconti. Nel 2000 pubblica il romanzo giovanilista "Pursauenghi poi bang", con la casa editrice Laurum, e in seguito fa stampare alcune centinaia di copie dell'altro romanzo "Salvala guitar", nel 2017. E' un grande appassionato di cinema, animalista e vegetariano.



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