300 Parole 2025: scadenza 31 ottobre

Sinner

Titolo originale: Night of the sinner
Regia: Alessandro Perrella
Cast: Robert Englund, Ivana Mino, Giannina Salvetti, Olga Shuvalova, Marcello Arnone, Oscar Jarque.
Sceneggiatura: Alessandro Perrella, Stefano Pomilia, Roberto Natale
Produzione: Ita/Spa/USA
Anno: 2009
Durata: 91 minuti

Trama

Una giovane bibliotecaria, Rebecca, giunge in una magione isolata nelle campagne umbre. E’ stata ingaggiata dallo sfuggente proprietario, un nobile decaduto, per inventariare l’antica biblioteca. La villa è abitata solamente da una cupa governante e dall’erede del principe, un ragazzo disturbato. Durante la sua permanenza Rebecca rinviene il diario della donna che l’ha preceduta ed inizia a scoprire i drammi ed i segreti familiari che aleggiano in quel luogo... nel quale si rende infine conto di essere prigioniera.

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INCUBO POST-APOCALITTICO DI TIM CURRAN

Dopo l’olocausto nucleare, un gruppo di sopravvissuti si rifugia nel bunker progettato da Lilian, un nascondiglio sicuro fatto di acciaio e piombo... o così sembra. Con un ritmo incalzante e un’atmosfera claustrofobica, Aftermath incalza tra spettri di follia e oscuri desideri, trascinando il lettore in un’odissea dove la più grande minaccia non è la radioattività… ma il male che si cela nell’animo umano. Disponibile in ebook e cartaceo entrambi illustrati.

Recensione

Sinner è una pellicola d’altri tempi, un animale estinto avvistato nell’arida savana del cinema italiano di genere: un horror gotico a basso budget prodotto nel 2009 ma dal marcato gusto retrò, tanto da sembrare coevo delle pellicole di Fulci, Bava o Margheriti. L’apertura è fulminante, in perfetto stile seventy. Ne segue una costruzione articolata e sapiente che insiste sulla caratterizzazione dei personaggi e sulla loro interrelazione.

Sinner poco concede alle nuove regole dell’horror: rifugge l’insensato ipercinetismo, la tensione da roller coaster, il facile sanguinamento; in questo forse è la sua forza ed al contempo la sua pecca. Il soggetto di Stefano Pomilia ci regala un intreccio notevole e stratificato che sarebbe ottimo per un romanzo ma forse eccessivamente complesso e poco “visivo” per il medium cinematografico; tanta roba, forse troppa.

Ne deriva una sceneggiatura ingolfata che, seppur sempre coerente, si trova costretta a sbrogliare l’intricata matassa ad uso dello spettatore moderno, e che pur avvalendosi di dialoghi felici e levigati perde di ritmo nel secondo atto. Nota di merito per i due protagonisti: l’iconico Robert Englund e l’elegante Ivana Mino vincono un’ardua sfida: mantenere sempre viva la tensione. Così come il diario ritrovato nel film da Rebecca, Sinner ha il fascino di un consunto manoscritto rimasto ad attenderci in un cassetto per 50 anni.
Voto: 6
(Mauro Falchetti)



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