Avvolgimi

“Ho un cerchietto scuro sulla punta dell’indice”
“Potrebbe essere un livido?”
“E’ sicuramente un livido, piccola inutile cretina! Colpa tua oltretutto”
“Mi dispiace, Mauro...”
“Ti dispiace, ti dispiace... però insisti! Non capisci e ogni volta mi tocca ricordarti come ti devi comportare”
“Non succederà più, lo giuro”
“Ti voglio credere, piccolina. Vieni qui da me”
Anna si avvicina a Mauro e si siede di fianco al lui sul divano.
Il televisore proietta un alone di luce azzurrognola sui loro volti, rendendo più evidenti i segni violacei sugli zigomi di Anna.
Mauro le fa una carezza e lei se la prende come un gatto randagio.
“Andrà meglio. Io imparerò e lui sarà felice” questo pensa Anna mentre si accoccola sulla spalla di Mauro.

Pubblicità

CHI HA PAURA DEI CAPELLI?
Agnese soffre di tricofobia, la paura irrazionale di capelli e peli. La sua vita viene sconvolta da una serie di avvenimenti, disgustosi e macabri, che la conducono in un vortice di paranoia e delirio. Scopri Tricofobia, l'innovativo horror scritto da Ramsis D. Bentivoglio. Disponibile in ebook e cartaceo entrambi arricchiti con 25 illustrazioni.

*

Il cellulare squilla, ma Anna è impegnata a preparare la colazione. E poi non ha voglia di rispondere a Sonia. Le farebbe di nuovo la ramanzina. Anna non ne ha bisogno. Però la sua migliore amica le manca... se solo Sonia capisse.
“O rispondi o spegni! Questa musichetta mi dà ai nervi” questo è il buongiorno di Mauro mentre entra in cucina.
“Hai ragione, scusa” Anna fa per allungare la mano verso il suo telefono, ma lui è più veloce; lo afferra, lo getta per terra, lo calpesta e per buona misura tira le tira uno schiaffo.
“Tanto non ci dovevi fare niente” chiosa sorridendo prima di sedersi al tavolino e consumare il suo primo pasto.
Anna apre il rubinetto e si tampona il viso con l’acqua fredda.
Silenzio. Solo lo scroscio dell’acqua e il rumore della masticazione.
“E comunque guarda! Guarda il mio dito” Mauro alza la mano destra e mostra l’indice ad Anna che si è voltata al comando.
La prima falange, quella intorno all’unghia, è completamente nera. Ma non sembra un livido.
“Ti preparo un impacco?”
“L’ho già fatto da solo, grazie tante. Tu vedi di non costringermi più a spiegarti pure le cose ovvie”
Mauro esce per andare al lavoro e Anna resta sola. Come sempre.
Le giornate in casa sono infinite eppure quando Mauro rientra sembra sempre passato un minuto da che era uscito. Anna lavora, lavora tanto per tenere tutto pulito e in ordine e per cucinare, ma in tutto ciò non ha altra compagnia che la televisione. Le faceva male vedere i film romantici, così ha smesso. Per lo più guarda documentari naturalistici che la rilassano. E poi di recente ha scoperto un piacere segreto: i film horror. Più sono violenti, più le piacciono. Se poi la protagonista è una ragazza che, dopo aver subito di tutto, riesce a vendicarsi in modo spettacolare e truculento degli uomini allora si ritrova seduta sul bordo del divano, con i pugni così stretti da sentire le unghie conficcate nella carne e gli occhi spalancati e lucidi di commozione. Mauro non deve scoprire questo segreto, ma lei ne vorrebbe parlare con qualcuno. In realtà aveva iniziato il discorso con Sonia, l’ultima volta che era riuscita a parlarle, ma l’amica aveva subito colto la palla al balzo per fare, come suo solito, la psicologa della domenica. “Lo vedi che qualcosa dentro di te lotta ancora! La tua coscienza ti sta implorando di ribellarti, di riappropriarti della tua vita. Ti prego, ascol...” ma Anna non poteva più ascoltare, non voleva.
Tutti questi pensieri le vorticavano in testa mentre seguiva la replica di un revenge movie che ormai sapeva a memoria, ma che comunque continuava a stregarla.
Era talmente presa da dimenticarsi di controllare l’ora.
Mauro la sorprese sul divano a vedere quel film ignobile.
I vicini come al solito sentirono le urla, i tonfi e il pianto, ma non fecero nulla.

*

Anna trovò la forza di alzarsi, nonostante i dolori in tutto il corpo, e di andare in cucina per preparare la colazione. Dopo una sfuriata di quella portata di solito Mauro era molto carino, per almeno un paio di giorni, così Anna stava cercando di cucinare qualcosa di speciale.
Stava girando i french toast quando lui entrò di corsa e senza fiato.
“Cosa mi hai fatto, brutta puttana?” la rabbia non riusciva a mascherare il terrore nella sua voce.
Anna si girò e se lo trovò davanti in boxer, con lo sguardo allucinato, mentre con la sinistra si teneva la mano destra. Che non esisteva più. O meglio, c’era, ma sembrava fatta d’ombra.
“Ma cos...” Anna non fece in tempo a formulare la domanda che si vide arrivare in faccia un manrovescio. Ma quello non giunse mai. Mauro aveva compiuto il gesto per lui abituale, ma la mano stavolta aveva attraversato la testa di Anna. Ora i due si guardavano negli occhi e alternativamente fissavano la mano buia.
“Cosa mi hai fatto, maledetta?” ora Mauro urlava e piangeva senza ritegno, con il moccio che gli colava dal naso.
Anna si sentì all’improvviso perfettamente presente a se stessa, come non le capitava da... da quando?
Abbracciò il suo uomo e lo condusse verso il letto, lo fece sdraiare, gli rimboccò le coperte e gli diede un bacio sulla fronte.
“Ora prendo il tuo cellulare e chiamo il dottore, va bene? Ma prima ti porto una tazza di brodo”
L’uomo-bambino si limitò ad annuire, continuando a tremare.
Anna fu efficientissima; fece sorbire il brodo al suo compagno, pulì la cucina e fece tutto quello che faceva di solito nell’arco della giornata. Tranne chiamare il dottore. Si gustò in serenità tutta una serie di film horror che voleva vedere da mesi. Ogni tanto si affacciava in camera da letto per controllare. Ora il buio si era mangiato l’intero braccio destro. Quando Mauro si svegliò lei gli disse che il dottore era passato a visitarlo mentre riposava e gli aveva segnato delle gocce. “Te le sciolgo in un’altra tazza di brodo caldo?” Lui annuì e sorbì la nuova dose di sonnifero.
Il buio ci mise quattro giorni a prenderselo tutto, ma finalmente una mattina Anna trovò nel letto l’ombra del suo ex fidanzato che iniziava a perdere consistenza. Si sedette in poltrona e non si perse un solo istante della dissoluzione dell’uomo che, chissà perché, aveva amato.
Insieme a lui sparì anche quella sorta di malvagio incantesimo che la teneva legata a quell’essere.
Anna prese il cellulare di Mauro e compose un numero che sapeva a memoria.
“Sonia? Sono io. Sono tornata”

Monia Guredda



CONSIGLI DI LETTURA

» Archivio notizie

RUBRICHE: arte | Audiolibri | Concorsi | Dracula | ebook | editori | Film | Film gratis | Fumetti | Guida alla scrittura | Halloween | Interviste | Isola di Scheletri | Letters from R'lyeh | libri | Necrolexicon | Notizie | partner | Pennywise | Racconti | Scream Queen | Segnalibri | Signora delle Mosche | Teschio d'oro | TV Horror | Videogiochi | Zio Tibia