Notte brava

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2021 - edizione 20

Una leggenda urbana piuttosto nota.
Un cimitero. Una scommessa un po’ stupida. Una prova di coraggio. Un giovane si intrufola tra le tombe, mentre i suoi amici aspettano fuori. Ne cerca una in particolare, di solito quella di una strega o di un assassino. Sente un rumore e fugge. All’improvviso qualcosa lo trattiene. Lo ritrovano il giorno dopo, morto di spavento. I vestiti impigliati in un rovo o in un chiodo sporgente. Potenza della suggestione.
Conoscevo anch’io quella leggenda. E sicuramente la conosceva quel povero ragazzo che giaceva a terra disperato e inorridito, mentre tentava di divincolarsi dalla mia stretta poderosa.
I suoi amici si erano già dileguati. La notte brava al cimitero per loro era finita. Nessuna scommessa. Solo qualche brivido a buon mercato in un’estate noiosa e umidiccia. Gridolini e risate sguaiate echeggiavano in lontananza oltre i cancelli. Un misto di spavento, euforia e sollievo per un pericolo appena scampato che però nessuno di loro giudicava davvero reale. Forse si sentivano anche un po’ stupidi per essere fuggiti per colpa di un fruscìo.
Ma la paura e l’istinto del branco avevano prevalso.
E, come in ogni branco, c’è sempre un individuo che rimane indietro, di solito il più debole.
Questa volta era toccato al più coraggioso.
Qualcuno che conosceva la leggenda urbana del cimitero e pensava che non avesse senso fuggire solo per aver sentito un rumore tra le tombe. E che, inizialmente, non si era nemmeno spaventato per essere rimasto impigliato in qualche cosa.

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A differenza della leggenda, però, l’indomani non ci sarebbe stato nessun corpo da ritrovare.
Niente di personale, ma la mia fame andava placata.
A un certo punto, il poveretto smise di urlare.
Mi guardò semplicemente incredulo, mentre lo trascinavo verso il pertugio.
Quella terra sacra, la mia dimora, presto ci avrebbe inghiottiti entrambi.

Marco Fornari



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