Chioma d'autunno

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2020 - edizione 19

C’è una sorta di ingiustizia, nel fascino.
Germoglia all’improvviso: abiti, sguardi, atteggiamenti. Si appiccica a qualcuno e non glielo stacchi più.
Un naso irregolare, fossette, i capelli d’un rosso vivace, spettinati, e l’aria d’essersi perso tra le proprie lentiggini. E quel nome... Luca. Ma chi si chiama Luca, oramai?
Come ci si può innamorare d’un Luca?
Lei, poi. Zoe, con quel nome incredibile. Lei che quando scivola sulle gambe sottili, scuotendo una chioma d’autunno, spalanca gli occhi all’intero corridoio. Lui invece è timido e ha solo la mamma, che certi sabati è via per lavoro. Abita una casa modesta, con rose selvatiche a mangiarsi il prato. E giocattoli. Le sue collezioni.
E Zoe batte i passi al ritmo del cuore e digerisce le farfalle, mentre buca i viottoli bui e pensa che quattordici anni sono abbastanza, per far l’amore.
Lui la invita in camera per farla innamorare di nuovo.
Dei dinosauri coi ruggiti di gomma; dei peluche che esplodono di morbidezza; delle bambole che spalancano occhi stupefatti dallo scaffale più alto; delle centinaia di pupazzetti, o del gatto nero in lego, in costruzione sulla scrivania.
«Vado a preparare da bere, gioca con quello che vuoi».
E Zoe torna bambina, naufraga nella meraviglia.
Allunga le braccia per afferrare una bambola, mora e pallida, con occhi da gatta. Ne afferra le mani paffute: toglierla dallo scaffale, gridare e lasciarla cadere è tutt’uno. È carne! Carne calda e soffice. Una saracinesca di terrore cala sugli occhi.

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Li riapre osservando la stanza dall’alto. Una vecchia singhiozza, china sulla bambola. Il viso è insanguinato e dal sipario delle labbra occhieggiano denti spezzati.
La donna si rialza, si volta, la guarda dritta in faccia: rabbia che subito addolcisce. Zoe si perde tra quelle lentiggini.
Una bambola dalla chioma d’autunno, sullo scaffale, spalanca gli occhi stupefatti.

Raffaele Serafini



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