Il video gioco dei non morti

Mentre Jack giocava alla play 4, al suo video gioco preferito, una sparatutto dove il protagonista doveva vedersela contro ogni tipo di mostri, tra i quali demoni, vampiri, zombie, lupi mannari, streghe e orchi e troll, la sua mente vagava per lande desolate. Jack infatti era totalmente assuefatto al video game nel quale si era del tutto immedesimato come se fosse lui il protagonista. La sua mente vedeva solo morti, tra molti umani e altrettanti mostri. All’improvviso il ragazzo saltò su dal comodo divano, dato che un brivido gli corse lungo la schiena. Quello che il giovane vide fu raccapricciante. Dallo schermo del suo televisore, un bellissimo monitor della sony da cinquanta pollici a cristalli liquidi, quelle creature immonde stavano letteralmente uscendo. Essi erano famelici, vogliosi tutti di nutrirsi di carne umana e della sua anima. Jack era in preda al panico, l’emicrania gli faceva un male cane, le tempie gli pulsavano, e gli occhi gli bruciavano. Aveva la gola secca e gli girava la testa. Cacciò un urlo di terrore. Qualcosa lo afferrò alle spalle, lui si voltò di scatto ma non vide nulla. Intanto quei mostri assetati di sangue lo avevano quasi raggiunto. Jack fu abile a schivarli e si buttò di lato, prese il cavo della tv e staccò la presa dalla corrente. All’improvviso le figure enigmatiche si dissolsero nell’aria tra strazianti lamenti.
Un attimo dopo il telefono squillò. -Pronto chi è?- Chiese Jack.

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Il ragazzo sentì un forte brusio e delle voci gutturali incessanti, che lo stavano tormentando.
-Sono il tuo incubo peggiore, hai fatto male a fare quella seduta spiritica per evocare lo spirito dei tuoi genitori, così facendo hai aperto una porta verso l’Inferno, dove sono finiti i tuoi genitori, visto che erano degli assassini. Quindi tutte le creature dell’oltretomba, sono state risvegliate, tramite il video game maledetto,che abbiamo usato da tramite per comunicare con i tuoi cari-.
Jack si risvegliò dal coma profondo nel quale era finito da un anno dopo un brutto incidente in moto. Vicino a lui c’erano i suoi genitori, che lo abbracciarono e piansero commossi. Il padre accese la tv della stanza dell’ospedale, e incredibilmente gli stessi mostri dei suoi sogni stavano uscendo dallo schermo. Inoltre il telefono squillò, e il padre passò la cornetta al figlio, dicendogli, -rispondi caro, è il tuo incubo peggiore-.

Gabriele Bramato



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