Noto alla cronaca come Killer Clown, John Wayne Gacy nacque a Chicago il 7
marzo 1942. Un’infanzia abbastanza travagliata la sua, tra malattie
disagianti e il solito padre alcolizzato che sfogava la sua ira ubriaca
sulla povera famiglia inerme. Per riscattare la sua misera esistenza, il
ragazzo, al quarto anno delle superiori, decise di lasciare l’Illinois per
trasferirsi a Las Vegas, alla ricerca di un destino più clemente. Dopo
aver preso il diploma ed essersi nuovamente trasferito a Springfield,
diventò direttore di un negozio d’abbigliamento. Nel 1964, Gacy sposò una
sua collega e con questa, ancora una volta, si trasferì nell’Iowa.
Iniziarono, di lì a breve, a circolare strane e insistenti voci su quell’uomo
apparentemente placido e affabile. Infatti, nel 1968, il giovane Mark
Miller accusò Gacy di violenza sessuale. Dopo aver scontato meno di due
anni in carcere, fu rilasciato per buona condotta. Nel 1970, ormai
divorziato dalla ex moglie e allontanato dai suoi figli, fece ritorno
nella sua Chicago. Qui trovò lavoro come cuoco in un modesto ristorante e,
con i suoi modi cordiali, conquistò la benevolenza dei vicini, ignari del
suo passato perverso.
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Ricominciò a travestirsi da clown, Pogo il suo nome d’arte, iscrivendosi
all’albo dei lavoratori ambulanti. Dopo essersi risposato nel 1972 e aver
vissuto un paio d’anni in una finta tranquillità al fine di salvare le
apparenze, furono nuovamente avanzate pesanti illazioni sulla sua persona.
L’omosessualità violenta di Gacy cominciò a riaffiorare in maniera sempre
più evidente, tanto da destare sospetti nella sua seconda moglie,
preoccupata ma anche spaventata dal marito.
L’uomo si lasciò alle spalle una scia di sangue e dolore: 33 vittime,
tutti adolescenti e di sesso maschile, rapiti, brutalmente torturati,
sodomizzati e uccisi. La sua “attività” di efferato serial killer durò
fino al 1978, anno in cui, a causa del maldestro occultamento dell’ultima
delle sue vittime, la polizia locale riuscì a risalire a lui con prove
schiaccianti. La vicenda di Gacy contribuì ad alimentare la paura,
nell’immaginario collettivo, del clown malvagio. Dopo il regolare
processo, fu condannato a morte e giustiziato, nel 1994, con l’iniezione
letale
(Eleonora Della Gatta: 28 febbraio 2012)
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