In
questi anni il genere horror, molto flessibile e permeabile per natura,
comincia a subire una leggera virata verso il tema psicologico. Fondendosi
con aspetti del genere thriller si ha un connubio tra i più interessanti
con un film capolavoro come “Psyco” del 1960, frutto del genio inimitabile
di Alfred Hitchcock, pellicola di cui non è necessario spiegare nulla, in
quanto icona incontestabile e senza tempo.
L’effetto della suspense viene rimodellato, non più dipendente
dall’ingresso in campo dei soliti mostri ma bensì grazie alle varie e
vaste psicosi umane che fanno piena mostra di sé attraverso sanguinari
delitti dai risvolti sadici.
Nel 1962 vede la luce “Che fine ha fatto baby Jane?” di Robert Aldrich, un
melodramma gotico che mette in scena il rapporto malato e contorto di due
sorelle, Blanche e Jane Hudson; gioca su una tensione che si fa crescente
di minuto in minuto e che svela allo spettatore gli agghiaccianti risvolti
delle menti disturbate delle due sorelle, in feroce competizione tra loro.
Segue il filone dell’horror psicologico anche il lavoro del regista
Michael Powell, “L’occhio che uccide” del 1960.
IL CANTO DI VETRO
Arizona. Un uomo si fa esplodere all'interno del centro di ricerca aerospaziale St. Lucy.
Palermo. Nell'ambiente della criminalità serpeggia il misterioso “Canto di Vetro”: è il nome di una nuova droga o il folle messaggio cifrato dei terroristi?
Un poliziotto dell'antiterrorismo indaga e scopre quanto è spaventosa la verità che collega questi due eventi. Il raffinato horror
di Francesco Corigliano è disponibile in ebook e cartaceo illustrato
Certo è che mostri e fantasmi continuano a conservare un ruolo di spicco
tanto che “Suspense” di Jack Clayton, anno 1961, gioca sul tema delle
possessioni demoniache e “The Haunting” del 1963, per la regia di Robert
Wise, sceglie come soggetto la casa infestata.
Ancora Hitchcock ci mostra una natura ribelle e assassina nel film “Gli
uccelli” sempre del 1963. Tra le produzioni a ridotto budget, con budella
e sangue a gogò, è bene ricordare “Blood Feast”, 1963, e “Two Thousand
Maniacs!”, 1964, entrambi diretti da Herschell G. Lewis, entrambi con
protagonisti gruppi di ragazzi intenti a festeggiamenti scanzonati che
però verranno squartati selvaggiamente dal pazzo serial killer di turno.
Pietra miliare del genere zombesco, imitato in tutte le salse in tutti i
tempi in tutti i modi, uno dei più bei film di George Romero, il primo
lungometraggio del regista: “La notte dei morti viventi”, anno 1968
(Eleonora Della Gatta: dicembre 2011)
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