Si può affermare, senza dubbio, che il conte Dracula è la figura che, nel
mondo horror, ha influenzato il più vasto numero di opere, dai libri ai
film fino alle serie tv.
Padrone incontrastato dell’immaginario collettivo lugubre e notturno, il
vampiro si merita appieno la nomea di Principe delle Tenebre.
14 ORRORI DA LEGGERE
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L’antesignano di tutti i successivi Nosferatu è il figlio di Vlad II
Dracul, noto alla storia come Vlad Tepes (dal rumeno Impalatore), nato a Sighisoara, la zona sassone della Transilvania, il 2 novembre del 1431.
Divenuto principe nel 1456, il carattere temerario e violento del voivoda non tardò a manifestarsi. Fu fiero combattente durante l’avanzata
dell’Impero Ottomano nei Carpazi, riorganizzò l’assetto della Valacchia
promulgando una serie di leggi nuove, tra cui la pena capitale per
chiunque fosse stato da lui considerato un nemico. Entrò in conflitto con
il Regno d’Ungheria per il suo desiderio di conservare l’indipendenza
della Valacchia, venne imprigionato del 1462 dal re Mattia Corvino e
trascorse 10 anni in carcere.
Riuscì a riconquistare il trono nel 1476 con l’aiuto del Principe della
Moldavia e di Papa Sisto IV, riprendendo la lotta contro gli ottomani.
Nello stesso 1476, a soli 45 anni, morì per mano dell’assassino Laiota
Basarab.
Passò alla storia per via del barbaro metodo di tortura che soleva
praticare sui nemici, l’impalamento. Due erano le “procedure” amate dal voivoda: la prima consisteva nel trafiggere la vittima con un’asta
appuntita all’altezza dell’addome per poi issarla in alto, condannando
l’impalato a una lunga e dolorosa agonia. La seconda vedeva l’utilizzo di
un’asta arrotondata e cosparsa di grasso o miele all’estremità, inserita
poi nel retto della vittima. Tale asta, una volta sollevata, si conficcava
nel corpo della persona, sospinta in profondità dal peso della stessa.
L’appellativo di Dracula si fa risalire a due etimologie diverse. La
prima, dal latino draco (drago), deriverebbe dallo stemma dell’Ordine del
Drago a cui appartenevano Vlad III e suo padre, nobile stirpe di guerrieri
fondata nel 1418 da re Sigismondo di Lussemburgo con lo scopo di
rafforzare la comunità cattolica dagli attacchi dei turchi. Un dragone
sulla cui groppa era posata una croce verde, questa l’insegna dell’Ordo
Draconis.
L’altra teoria fa risalire l'epiteto Draculea dal rumeno drac ossia
diavolo più il suffisso ul cioè l’articolo determinativo il, più la
particella ea (figlio di): “figlio del diavolo”.
Narrano dicerie popolari che il corpo di Vlad III non fu mai rinvenuto
all’interno della sua tomba che si troverebbe in un isolotto del lago di Snagov, a 18 km da Bucarest, all’interno di un convento fondato da Vlad
stesso.
Riguardo alla scomparsa del suo cadavere (privato della testa dai turchi
che se ne impossessarono e la portarono al sultano come prova della sua
morte), sono sorte diverse speculazioni che non hanno fatto che aumentare
l’aura mitica attorno alla sua persona.
Una figura ambigua che racchiude in sé elementi di eroica fierezza e
spietata crudeltà, un personaggio storico di grande fascino e forza
evocativa.
Il timore che i morti tornino a camminare tra i vivi è un sentimento radicato fin dalla più remota antichità. Già nel Neolitico, i cadaveri venivano bruciati e contenuti in speciali urne o legati e chiusi in fosse sigillate da pesanti macigni. I Persiani davano i defunti in pasto alle belve, i Ciuvasci, popolo nomade della Russia centrale, seppellivano i propri morti con grosse spranghe di ferro conficcate nel cervello e nel cuore. Il vampirismo esiste da millenni anche nelle culture mesopotamiche, ebraiche, greche e romane che concepirono demoni succhiasangue precursori dei vampiri. Il folklore, però, che tratteggia la figura del vampiro “moderno” si è sviluppato in seno alle leggende dei popoli dell’est europeo. Diverse sono le credenze su come si possa essere originato il primo vampiro: per la cultura rabbinica esso nasce dall’unione di Adamo con il demone Lilith, per i russi vampiri diventavano coloro che in vita si erano ribellati alle leggi della Chiesa, per i cinesi erano i cadaveri non bolliti in acqua di sorgente a rischio resurrezione.
Attratti dal dilagante fenomeno vampiro, molti scienziati e ricercatori si
sono dedicati all’indagine, basata su documenti storici e ricostruzione di
resoconti, delle possibili cause mediche per il fenomeno del vampirismo.
Attestate sono le affermazioni di un medico tedesco secondo cui, agli
inizi del XVIII secolo, per tutta l’Europa orientale, dilagò un’epidemia
di rabbia furiosa.
I sintomi di tale malattia: stato confusionale, insonnia, aggressività
pronunciata, ipersensibilità verso le fonti luminose, repulsione per odori
intensi (aglio) e oggetti riflettenti (specchi), spasmi muscolari violenti
e rigetti sanguinolenti. Anche la nota sintomatologia della porfiria potrebbe essere stata la causa, in un tempo in cui la malattia risultava
sconosciuta, di una caccia al vampiro immotivata. Tra le altre malattie
che potrebbero aver causato un “al lupo al lupo” generale è da ricordare
la sifilide, grande flagello dell’800 che, nei casi avanzati, causava
perdita di memoria, problemi mentali e caratterizzava il malato per la
figura pallida ed emaciata.
Infine, non sono da sottovalutare gravi afflizioni psichiatriche e
neurologiche come la schizofrenia e l’epilessia i cui sintomi, a causa
della protratta ignoranza che gravò su queste patologie, potevano far
credere che la persona colpita fosse una sorta di essere demoniaco.
Contrariamente a quanto si pensa, non è l’abile penna di Bram Stoker, ispirata da Vlad Tepes, a introdurre, nel 1897, il vampiro nella letteratura. Il primo racconto in cui viene menzionato il crudele succhiasangue è “The vampyre” di John William Polidori, scrittore e medico britannico nato alla fine del ‘700. Pubblicato il primo aprile 1819 sulla rivista New Monthly Magazin, il racconto ebbe un folgorante successo. Tra i “padri fondatori” del filone demoniaco/vampiresco occorre ricordare J.S. Le Fanu con il bellissimo racconto “Carmilla” del 1872. A Stoker e al suo “Dracula”, si deve riconoscere il merito di aver elevato a mito la figura del conte transilvano.
Si giunge all’epoca contemporanea in cui davvero numerosi sono stati gli scrittori che hanno plasmato con carta e inchiostro la figura del Principe delle tenebre; Anne Rice e le sue Cronache di Vampiri da cui è stato tratto l’omonimo film “Intervista col vampiro”, e ancora Stephen King e “Le notti di Salem” del 1975 ci fanno avvicinare alla penna di Charlaine Harris con il fortunato ciclo Sookie Stackouse. Vampiri moderni e integrati nella società, ma che ancora temono il sole e si aggirano temerari nelle tenebre. Con Lisa Jane Smith e “I diari del vampiro”, Dracula assume le fattezze di un teenager bello e compito che frequenta il liceo, libero di camminare in pieno giorno; di questo passo siamo arrivati alla celebre saga “Twilight “ di Stephenie Meyer, quadrilogia che ha fatto storcere il naso agli amanti del sanguinario conte delle origini.
All’evoluzione letteraria della figura del vampiro ne è seguita a ruota
una cinematografica, irrimediabilmente influenzata dal medium cartaceo dal
quale trae copiosa ispirazione. Un’evoluzione che ci porta
dall’aristocratico carico di fascino e pregno di malvagità agli ultimi
vampiri, molto più umani di molti “viventi”, pronti a sacrificarsi per
amore e brillare come diamanti alla luce del sole, ormai immuni ai vecchi
cliché come aglio e croci.
E se Murnau ci ha regalato un capolavoro muto come “Nosferatu” il vampiro
del 1922 e “Dracula“ del 1931 ha consacrato Bela Lugosi nel firmamento
cinematografico, non possiamo negare l’incredibile recente successo (a
torto o ragione) riscosso da Edward Cullen e affini.
Citare la filmografia vampiresca sarebbe un compito arduo e di lunghezza biblica, date anche le
moltissime pellicole parodia tra cui spicca “Per favore, non mordermi sul
collo!“, brillante e ironico film di Roman Polanski del 1967.
Non solo film
ma anche telefilm cult, come “Buffy, l’ammazzavampiri“ che ha spopolato
negli anni ’90. A ogni decennio ha corrisposto un modo diverso di
approcciarsi al tema vampiresco: erotico, comico, grottesco, surreale,
sentimentale, tragico.
Dracula è il personaggio horror che più è stato capace di reinventarsi ed
evolvere, cambiando abito a seconda dei cambiamenti socio culturali, delle
mode e della volubilità del pubblico.
“Morto, essere morto. Questa è la gloria!”, citazione da Dracula, Bela Lugosi (Eleonora Della Gatta)
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