Regista: Daniel Goldhaber
Cast: Madeline Brewer, Patch Darragh, Melora Walters, Devin Druid
Sceneggiatura: Isa Mazzei
Produzione: USA
Durata: 94 minuti
Anno: 2018
Una cam-girl scopre che, nel portale dove si esibisce, esiste una ragazza identica a lei che sta rapidamente prendendo possesso della sua vita.
Tra spogliarelliste, soft-porn e voyeurismo, certo che Cam ne aveva di possibilità per sfoggiare tutta la volgarità possibile, dirige per di più un maschio, Daniel Goldhaber, e invece la carta migliore che gioca questo curioso tecnohorror, ancora prima della squisita intromissione soprannaturale nella vita di Alice, è proprio la sensibilità nel disegnare una protagonista senza che il (poco) abbigliamento esibito la trasformi in misero utensile masturbatorio.
IL CANTO DI VETRO
Arizona. Un uomo si fa esplodere all'interno del centro di ricerca aerospaziale St. Lucy.
Palermo. Nell'ambiente della criminalità serpeggia il misterioso “Canto di Vetro”: è il nome di una nuova droga o il folle messaggio cifrato dei terroristi?
Un poliziotto dell'antiterrorismo indaga e scopre quanto è spaventosa la verità che collega questi due eventi. Il raffinato horror
di Francesco Corigliano è disponibile in ebook e cartaceo illustrato
Un film su una donna oggetto che quindi predilige la sua femminilità mettendo in secondo piano tutto l’aspetto ludico-sessuale, limitandosi a far percepire saggiamente le derive mercificanti del mestiere senza che queste soffochino la personalità di Alice, orgogliosa cam-girl all’apice della carriera.
Merito va alla sceneggiatura di Isa Mazzei, sicura nel bilanciare atteggiamenti e conflitti con dialoghi di piacevole concretezza: delicati gli scambi col fratello con cui Alice condivide affettuosamente il segreto, potente lo scontro con la madre ignara di tutto, bellissimi i battibecchi con le colleghe-rivali. Con tanta bontà psicologica, forse viene a mancare un’altrettanta lucidità nell’espressione dell’entità demonica/cibernetica, sono infatti un po’ fumose le sue meccaniche e i metodi per sconfiggerla, ma bisogna dire che la mitologia che la sorregge è davvero interessante, oltre che inscenata con alcune succose trovate visive.
La creatura preferisce rimanere in difesa e sembra estranea a qualsiasi tipo di attacco, la sua psicologia aliena gioca scorrettamente stuzzicando rabbia, frustrazione e inevitabile follia, e viaggia una spanna sopra alla mediocrità che infesta questo tipo di produzioni. Siamo dalle parti di un Ring meno sulfureo o di un Black Mirror più sanguinoso, il bilanciamento tra orrore e tecnologia è assai goloso e regala anche un’inaspettata e assai efferata final battle che sarà difficile dimenticare.
Voto: 7,5
(Simone Corà)
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