L'imminente distribuzione di The Innkeepers, il nuovo film di Ti West
che ha già riscosso pareri molto positivi dalla critica e in occasione
di alcuni festival ci offre la giusta sponda per ricordare quello che di
opera in opera si propone ormai come uno dei maggiori talenti
statunitensi, con un percorso artistico che ormai lo identifica come un
vero e proprio autore in un mare di meri esecutori. Ne è passato di tempo da quel 2001 che lo vedeva muovere le prime mosse
dopo aver frequentato the School of Visual Art, con una serie di
cortometraggi che già offre a West un primo fondamentale mattone per la
costruzione di uno stile autoriale preciso: il contornarsi di
collaboratori fissi, in particolare Graham Reznick al sonoro, un gruppo
di professionisti che tornerà spesso nei vari progetti della Glass Eye
Pix.
E proprio Larry Fessenden, mente e factotum della Glass Eye Pix legherà
il suo nome a quello di West in un connubio che resiste fino a oggi e
che, anzi, sembra più saldo e produttivo di anno in anno.
Si parte con The Roost nel 2006: il film descrive la tragica avventura
di quattro amici che, diretti verso un matrimonio, finiscono invece
nelle vicinanze di una fattoria e, peggio ancora, si imbattono in uno
stormo di pipistrelli vampiri, ferocissimi. Chiunque venga ucciso da
queste creature si trasforma in una sorta di zombie: inizia la disperata
lotta per la sopravvivenza dei quattro...
IL CANTO DI VETRO
Arizona. Un uomo si fa esplodere all'interno del centro di ricerca aerospaziale St. Lucy.
Palermo. Nell'ambiente della criminalità serpeggia il misterioso “Canto di Vetro”: è il nome di una nuova droga o il folle messaggio cifrato dei terroristi?
Un poliziotto dell'antiterrorismo indaga e scopre quanto è spaventosa la verità che collega questi due eventi. Il raffinato horror
di Francesco Corigliano è disponibile in ebook e cartaceo illustrato
Budget limitato e flavor da B movie anni settanta con tanto di Zio Tibia
introduttivo (Tom Noonan nei panni di un lugubre maggiordomo), The Roost
rivela già in pieno la tendenza di Ti West a girare materiale di genere
(in questo caso horror) con uno stile realistico, lento e attento al
dettaglio che sembra esasperare i fan.
E infatti l'accoglienza è decisamente mista, con molti dei recensori "mainstream"
che riservano commenti positivi a un film dalla struttura classica e ben
misurata e una parte dei critici di genere che lo catalogano come
piatto, lento, poco efficace.
The Roost lascia comunque ottima impressione e Fessenden vuol continuare a finanziare West che cerca già nel 2007 di portare avanti in qualche modo l'idea di The House of the Devil ma i tempi non sono ancora maturi, ecco quindi che il progetto viene accantonato per far spazio a Trigger Man.
West si allontana dall'horror soprannaturale e mette in scena un viaggio
serrato e asciuttissimo nei territori del survival movie, con la vicenda
di tre amici di città che si avventurano nei boschi per una giornata di
caccia, salvo diventare loro stessi la preda.
Di nuovo estrema calma e lentezza sia nel costruire i personaggi sia nella rappresentazione estremamente realistica di cosa sia una partita di caccia, fattori che possono tranquillamente snervare lo spettatore più impaziente ma che funzionano assai bene in contrasto con gli occasionali scoppi d'azione e morte.
E di nuovo, recensioni e accoglienza sono miste (anche se generalmente più favorevoli rispetto al precedente) e conservano gli stessi schieramenti e modalità riservate al film precedente.
Nel frattempo West si sente pronto al passaggio a uno studio più grande e accetta di girare, per Lions Gate, il sequel di Cabin Fever. Il regista si impegna su questo progetto mostrando una certa dose di ingenuità nel credere alle promesse di una major che gli assicura totale indipendenza e libertà: si dovrà ricredere ben presto quando i produttori prima gli toglieranno il montaggio e in seguito faranno rigirare ad altri alcune scene.
Scottato dalla vicenda West torna da mamma Fessenden/Glass Eye Pix che
lo accoglie senza serbare alcun rancore e il cineasta riesce infine a
realizzare il progetto accantonato tempo fa. The House of the Devil
incontra inizialmente qualche problema di final cut ma dopo il festival
di Tribeca riesce infine a trovare i giusti canali distributivi e
l'ormai consueta accoglienza da parte di pubblico e critica.
E due anni dopo ecco arrivare The Innkeepers, ennesimo giro di vite della poetica tiwestiana che otterrà, è facile prevedere, accoglienze critiche ancora più polarizzate di quanto avvenuto in occasione del precedente film. La sinossi?
Claire e Luke sono gli ultimi due addetti rimasti a lavorare allo Yankee Pedlar Inn, un hotel che chiuderà entro una settimana. Claire ha abbandonato il college e sembra pentita e in crisi mentre Luke, di qualche anno più anziano, appare più cinico e fatalista. Luke è interessato alla storia dell'edificio, in particolare alla figura di un fantasma, una donna (Madeline O'Malley) che, in seguito a una delusione d'amore, si è suicidata in una stanza e il cui cadavere è stato quindi nascosto per qualche tempo nella cantina dell'hotel per evitare scandali.
L'interesse lo ha spinto a creare un sito web dedicato al fenomeno e
durante gli ultimi tempi, armato di registratore, è andato nottetempo in
giro per l'edificio a caccia di segni della presenza fantasmatica, ma le
poche volte in occasione delle quali è incappato nella presenza non
aveva purtroppo con sé la strumentazione.
Claire, complice la noia degli ultimi giorni di lavoro in un hotel vuoto
e anche grazie a una dose di entusiasmo e ottimismo, intende aiutare
Luke nella sua caccia, tenendo conto che l'unico ospite dell'albergo è
una madre con bambino, che ha abbandonato il marito dopo un violento
litigio.
I due sembrano però prendere alla leggera il compito che si sono prefissati e preferiscono scherzare, stare attaccati al computer e dormire. Tutto cambierà quando arriveranno all'hotel gli ultimi due clienti prima della chiusura: una attrice di sit-com di mezz'età convertitasi alla newage/spiritismo et similia e un vecchietto che vuole passare una notte nella stanza in cui aveva trascorso la luna di miele...
Non rimane altro che incrociare le dita e sperare in qualche tipo di distribuzione italiana: il genere ha ora più che mai bisogno di titoli in controtendenza e voci autoriali che sappiano dettare nuove vie e riscoprirne di antiche. Go West, young man! (Elvezio Sciallis)
Elvezio Sciallis: Non vi deve interessare chi sono. Leggete quanto scrivo e discutete di quello: chi sono non è importante, sono solo (cambia una
consonante) una persona qualunque, appassionata di cinema e letteratura, specie quel cinema e quella letteratura che giocano e dialogano con il Perturbante. Ho all'attivo alcune pubblicazioni in antologie collettive e personali. Ho collaborato con diverse riviste cartacee e online. Traduco dall'inglese all'italiano videogiochi e testi per alcune società estere.
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