Il pozzo dei bambini

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2019 - edizione 18

C’era questo pozzo in un angolo del cimitero, che chiamavano il Pozzo dei bambini.
C’era il paese, un pugno di case di sasso e strade di fango. E c’era la guerra, le bombe, la fame e le malattie.
I bambini erano i più deboli, e morivano uno dopo l’altro. Quando accadeva, le donne li portavano al pozzo; gli davano un ultimo bacio, gli lasciavano un fiore tra i capelli, li avvolgevano in una coperta; e poi, pregando perché il miracolo si ripetesse, li lasciavano cadere.
Dal fondo del pozzo arrivavano le urla festose dei bambini che giocavano. Le madri allora li chiamavano per nome, e questi rispondevano ridendo felici!
Un mattino una lunga fila di camion carichi di soldati arrivò nel paese. Parlavano una lingua che nessuno capiva, ed erano come bestie rabbiose. Entrarono nelle case, picchiarono, stuprarono, depredarono. Quindi radunarono quella povera gente nelle strade, donne e vecchi indifesi, e con i lanciafiamme ed un paio di raffiche di mitragliatrice li uccisero tutti.
Mentre i corpi bruciavano ancora, i soldati stanchi si ammassarono intorno al pozzo con le borracce in mano, domandandosi se quella forma densa e scura che vedevano ribollire sul fondo fosse acqua potabile.
Poi improvvisamente iniziarono, uno dopo l’altro; senza dire una parola, scavalcavano il bordo del pozzo e si gettavano giù. Era come se fossero mossi da una forza invisibile; si accalcavano attendendo il loro turno, mentre i compagni davanti precipitavano sbattendo contro le pareti rocciose.

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Una volta caduti qualcuno sembrava risvegliarsi, e gridava implorazioni di aiuto mentre invano cercava di riemergere dal groviglio di fango e corpi.
Alla fine della giornata rimasero solo le macerie fumose ed i morti carbonizzati sparsi per le strade; dal fondo del pozzo, arrivavano le urla festose di gioia dei bambini.

Sebastiano Natalicchio



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