E' questo
il periodo storico in cui si registra un esponenziale
incremento d’interesse verso la tematica dell’occulto, in tutte le sue
sfumature. Decennio prolifico per le pellicole horror che sfornano una
serie di produzioni interessanti, nonché a ridotto budget, alcune dirette
da registi di accreditata fama. Ne è un esempio il famoso film di Roman
Polanski: Rosmary’s Baby, nastro rosso a New York, anno 1968 e noto, oltre
che per la sua validità, per essere il caposcuola del genere horror
satanico. Sulla scia del grande successo di pubblico e critica del film di Polanski, gli si affianca, nel 1973,
L’esorcista, diretto dal regista
William Friedkin con la sceneggiatura dello stesso W.P. Blatty, autore del
romanzo. Trama assai nota a cui non servono riassunti, interessante è però
riferirne la nomea di set maledetto: molti incidenti avvennero durante le
riprese dell’esorcista, come ad esempio un brutto corto circuito che causò
l’incendio che distrusse buona parte del set e la morte di una serie di
persone legate al film. Lo stesso decesso dell’attore Jack MacGowran,
interprete del personaggio di Burke Dennings, colpito da una severa
epidemia influenzale, avvenne durante le riprese. Senza contare che Linda
Blair si ruppe alcune vertebre ed Ellen Burstyn si slogò il collo.
Collaudato l’impatto emotivo sul pubblico del trinomio
diavolo-possessione-bambino, esce nelle sale, nell’anno 1976, Omen - Il
presagio, in cui appare un insolito Gregory Peck, nei panni di Robert
Thorn, padre che scopre che il proprio figlio è l’Anticristo. Ben tre
remake vengono fatti del film di Richard Donner, vincitore, tra l’altro,
nel 1977, dell’Oscar come miglior colonna sonora.
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Ma non è solo il tema demoniaco a stuzzicare la creatività dei registi
dell’epoca, evento storico a cui si agganciarono anche le produzioni
horror, fu la guerra in Vietnam. Registi come Wes Craven, Tobe Hooper,
George Romero e David Cronemberg, diedero alla luce veri e propri
capolavori del genere in cui si affacciava un nuovo tipo di paura: quello
della minacciosa dilatazione di una nuova e pericolosa società
consumistica. Allora si elencano film come L’ultima casa a sinistra del
1972, più volte censurato e contestato dalla critica per le forti ed
esplicite immagini di violenza, pellicola annoverata nel filone “Rape and Revenge Movie”.
Non aprite quella porta, 1974, horror indipendente
prodotto con un budget irrisorio ma dai grandi incassi, in cui risalta la
nota figura dell’efferato assassino Leatherface. Il demone sotto la pelle,
del 1975, subì pesanti critiche da parte del Saturday Night avvenimento
che incise parecchio sui successivi finanziamenti. Infine Zombi, anno
1978, secondo film della trilogia dei morti viventi creata da Romero.
Ma demoni e guerra in Vietnam non esauriscono il bagaglio di pellicole
horror che gli anni Settanta portano con sé: è anche il debutto sul grande
schermo dei romanzi di Stephen King, Carrie diventò un accreditato film
nel 1976 sotto la regia di Brian De Palma. John Carpenter diede vita nel
1978 al film Halloween, facente parte dell'appena nata categoria
cinematografica “Slasher”, ossia film in cui come protagonista si ha un
maniaco omicida, sovente mascherato, che dà la caccia a una serie di
persone, preferibilmente di giovane età, entro uno spazio d’azione
limitato e servendosi di armi da taglio per infliggere una morte cruenta e
dolorosa.
I mostri, tuttavia, non perdono un grammo del loro fascino storico, come
dimostra la saga horror fantastica di Alien, uno dei primi casi, oltre Halloween, in cui protagonista indiscussa è una donna.
Spostiamoci in Italia, anche il nostro Pese è teatro di grandi successi
horror grazie a registi come Pupi Avati, Dario Argento e Lucio Fulci. Tra
i più famosi di quegli anni: Profondo Rosso (1975), Suspiria (1977)
(Eleonora Della Gatta: 20 febbraio 2012)
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