“No sé que tienen las flores llorona, las flores del campo santo
/
No sé que tienen las flores llorona, las flores del campo santo...”.
Non so quanti possano riconoscere queste parole, ma la storia che
raccontano, quella sì dovreste riconoscerla: La Llorona, la donna
piangente.
Narra di una donna, Maria, che vaga vicino ai corsi d’acqua, alla
ricerca dei suoi figli; figli che lei stessa ha annegato, in un gesto di
rabbia verso l’uomo che l’aveva rifiutata.
La donna venne trovata morta vicino al fiume. C’è chi racconta d’averla
udita chiamare i suoi figli,
c’è chi sente ancora il suo pianto. Il pianto straziante è quello che ha
portato, le persone, a chiamarla La Llorona.
Il suo nome viene tutt’ora usato per spaventare i bimbi... Fate i buoni o
La Llorona vi porterà via!
“Ősz van és peregnek a sárgult levelek /
Meghalt a földön az emberi szeretet…”.
Altri versi difficili da identificare, forse questi li troverete più
familiari:
“Sunday is gloomy /
The hours are slumberless /
Dearest the shadows /
I live with are numberless...”
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Mia è una ragazza insicura che detesta il proprio aspetto fisico. Durante una serata con le amiche, una seduta spiritica fatta per gioco risveglia un’entità malefica che perseguita Mia obbligandola a perversi rapporti sessuali. Un porno horror esplicito e feroce, un incubo eccitante e malsano arricchito da 10 splendide illustrazioni, senza censura, di Alessandro Amoruso. Disponibile in ebook e cartaceo
I primi sono quelli della versione originale ungherese della nota canzone
Gloomy Sunday; conosciuta ai più come la canzone dei suicidi.
Scritta da László Jávor e Rezső Seress nel 1933, divenne ben presto
marchiata a sangue.
Nel corso degli anni sono diverse le persone ad essersi suicidate, e
vicino al loro corpo è stato rinvenuto lo spartito della canzone. C’è chi
si è sparato un colpo di pistola alla testa, chi si è buttato da un ponte,
chi ha ingerito barbiturici; la lista continua, ma tutti loro avevano
appena ascoltato Gloomy Sunday.
La versione originale parla di un amore finito, e la morte appare come
unica via d’uscita.
Rezső Seress si suicidò gettandosi da una finestra, mentre la sua compagna
cercò la morte per altre vie.
C’è chi sostiene siano storie inventate, e chi invece le sente reali. Voi
cosa pensate?
(Isobel Gowdie: 12 ottobre 2011)
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