Canzoni diaboliche

“No sé que tienen las flores llorona, las flores del campo santo / No sé que tienen las flores llorona, las flores del campo santo...”.  Non so quanti possano riconoscere queste parole, ma la storia che raccontano, quella sì dovreste riconoscerla: La Llorona, la donna piangente. Narra di una donna, Maria, che vaga vicino ai corsi d’acqua, alla ricerca dei suoi figli; figli che lei stessa ha annegato, in un gesto di rabbia verso l’uomo che l’aveva rifiutata. La donna venne trovata morta vicino al fiume. C’è chi racconta d’averla udita chiamare i suoi figli, c’è chi sente ancora il suo pianto. Il pianto straziante è quello che ha portato, le persone, a chiamarla La Llorona. Il suo nome viene tutt’ora usato per spaventare i bimbi... Fate i buoni o La Llorona vi porterà via!
“Ősz van és peregnek a sárgult levelek / Meghalt a földön az emberi szeretet…”. Altri versi difficili da identificare, forse questi li troverete più familiari: “Sunday is gloomy / The hours are slumberless / Dearest the shadows / I live with are numberless...”

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I primi sono quelli della versione originale ungherese della nota canzone Gloomy Sunday; conosciuta ai più come la canzone dei suicidi. Scritta da László Jávor e Rezső Seress nel 1933, divenne ben presto marchiata a sangue. Nel corso degli anni sono diverse le persone ad essersi suicidate, e vicino al loro corpo è stato rinvenuto lo spartito della canzone. C’è chi si è sparato un colpo di pistola alla testa, chi si è buttato da un ponte, chi ha ingerito barbiturici; la lista continua, ma tutti loro avevano appena ascoltato Gloomy Sunday. La versione originale parla di un amore finito, e la morte appare come unica via d’uscita.
Rezső Seress si suicidò gettandosi da una finestra, mentre la sua compagna cercò la morte per altre vie. C’è chi sostiene siano storie inventate, e chi invece le sente reali. Voi cosa pensate? (Isobel Gowdie: 12 ottobre 2011)



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